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STAR WARS - L'esalogia
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Su richiesta nientemeno che del vecchio BenKenobi, ucciso in duello da Darth Vader ma presente in spirito sui nostri forum, ripropongo le mie recensioni sui film di Guerre Stellari/Star Wars.

Ricordo che i primi 3 episodi (cioè la trilogia recente) sono stati recensiti completamente, con tanto di riassunto di trama. Per la trilogia classica ho risparmiato un po' di lavoro e mi sono concentrato su "versione expanded" e traduzione.


STAR WARS EPISODE I: THE PHANTOM MENACE --- di George Lucas

La responsabilità assegnata a questa pellicola è stata eccessiva rispetto alle sue possibilità. Nel 1999, dopo 15 anni di pausa, George Lucas ha ritenuto fosse giunto il momento di concludere il progetto Star Wars. Un bel problema: potendo contare su di una miriade di fan consolidati in attesa, lo scopo della trilogia prequel era conquistare una nuova generazione di appassionati, molti dei quali erano del tutto all’oscuro della trilogia classica. The Phantom Menace è uno dei primi film a fare un uso massiccio della CGI per costruire ambienti, creature e personaggi veri e propri. Dopo averlo visto in lingua originale, nello splendore del DVD, ho potuto trarre conclusioni dopo anni di dubbio. Questo è un bel film, rovinato da poche pecche importanti.

Andiamo con ordine. La storia ricalca moltissimo A New Hope: c’è una nobildonna in pericolo, i coraggiosi che la soccorrono, un pianeta da salvare e un giovane jedi da addestrare. Cambiano solo i luoghi e i personaggi, con la consueta varietà che è l’essenza di Star Wars. L’unico elemento veramente nuovo è la panoramica delle Vecchia Repubblica: intrighi politici, equilibri di potere, istituzioni antichissime (i Jedi) e una visione corale della Galassia. Queste sottigliezze costituiscono il divertimento per lo spettatore maturo e consolidato, che per anni si era chiesto come è sorto il fantomatico Impero. Le citazioni di Asimov si sprecano, così come le simpatiche trasposizioni galattiche di strutture ed abitudini che ci sono familiari. Per i fruitori più giovani e disimpegnati ci sono un sacco di scene di azione, delle quali la più caratteristica è la corsa degli Sgusci (Pod Racing, il traduttore folle colpisce ancora). Nel DVD sono stati aggiunti diversi minuti a questo evento, che è il punto di svolta del film. In poche scene si riescono a vedere bene gli altri partecipanti alla corsa, altrimenti concentrata su Anakin Skywalker (Jake Lloyd) e Sebulba. Un’altra scena d’azione memorabile è il combattimento tra Qui-Gon Jinn (Liam Neeson), Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) e il misterioso quanto taciturno Darth Maul (Ray Park). Mi sembra un bel combattimento jedi, in perfetta linea con l’evoluzione seguita negli episodi classici, appena carente riguardo a pathos e atmosfera, dovuta principalmente a Darth Maul. Meno entusiasmante è la battaglia dei Gungan contro i droidi: è troppo pretendere che lo spettatore si lasci coinvolgere, visto che nello scontro compaiono solo creature in CGI.

Come di consueto, la manna per gli appassionati di Star Wars sono le trovate, le novità, i mattoncini che si aggiungono nell’edificazione dell’imponente ambientazione fantasy/sci-fi. Le armate di droidi, i primitivi Gungan dotati di una tecnologia “squilibrata”, il mosaico razziale a Tatooine, il Pod-Racing, la capitale Coruscant, il Senato della Repubblica, il barocco pianeta di Naboo (evidentemente ispirato all’Italia), sono tutti aggiunte ed approfondimenti graditi ed attesi. Un po’ spiazzante la trovata dei Midichlorian, una spiegazione scientifica della Forza che disturba non poco la mitologia di Star Wars. Negli episodi successivi il concetto sarà tenuto in disparte e recuperato solo di rado, ma si configura come un tentativo per “stare al passo coi tempi” ed “approcciare le nuove generazioni”, accettando il discapito che questa strategia può comportare.

Il casting è stato condotto con giudizio. L.Neeson aggiunge alla saga la figura di un jedi eroico eppure mediocre, perché non esente da errori e sviste. E.McGregor non mi convince nel primo episodio, ma saprà progredire. Natalie Portman nel ruolo di Amidala/Padmé è davvero sorprendente; se non ve ne siete accorti chiamate la doppiatrice a render conto. Ha la gran capacità di passare con naturalezza dal ruolo della regina a quello della finta ancella, lasciando un effettivo dubbio sull’identità; ha ancora qualche problemino di dizione, che risolverà nei prossimi film. Il piccolo Jake Lloyd è un bambino dotato di ottima spontaneità, che è riuscito a calarsi in un personaggio impegnativo grazie al personale aiuto di Lucas. Molto brava l’attrice Pernilla August, che interpreta la madre di Anakin, Shmi Skywalker. Infine, il regista dispone di tre grandi certezze dalla trilogia classica: Ian McDiarmid (Senatore Palpatine/Darth Sidious), Anthony Daniels (voce di C3PO) e Frank Oz (voce e movimenti di Yoda, che per stavolta è ancora un pupazzo). Personalmente, apprezzo il vicerè Nute Gunray (Silas Carson) e i Nemoidiani, soprattutto se non parlano in russo.

Veniamo ora alla pietra dello scandalo: Jar Jar Binks (Ahmed Best). Il problema di questo personaggio non è tanto il fatto di essere in CGI, oppure di essere ridicolo ed imbranato oltre ogni decenza. Il guaio è la compresenza delle due, che lo rendono qualcosa di veramente insopportabile. Lucas credeva moltissimo in Jar Jar e nella sua carica comica, ma ha calcato troppo la mano. Gli ha affidato troppe scene demenziali, una lingua scalcinata, un aspetto da povero scemo che mal si confà ai compiti ricevuti (generale... poi ambasciatore a Coruscant!). Un po’ meglio gli altri personaggi in CGI: Boss Nass, il capitano Tarpals, Watto e Sebulba, solo per citare i principali. Un’altra pecca è costituita da Darth Maul. Dotato di un aspetto temibile e di un carisma innato, il personaggio non viene sviluppato bensì lasciato in disparte per tutto il film. Senza motivo. Una gran delusione, soprattutto a fronte della pubblicità fatta.

John Williams realizza un’altra bella colonna sonora, ma non eguaglia l’impatto delle altre. Le novità sono i possenti cori, solitamente assenti in Star Wars, e il frequente uso degli archi. Ottime le location, soprattutto la Reggia di Caserta, e maestoso il lavoro di arricchimento in post-produzione. Ciononostante, Episode I non vanta grafiche molto realistiche e amalgamate con il paesaggio. Il computer c’è e si vede, a volte un vero e proprio pugno nell’occhio. Il lavoro dell’Industrial Light & Magic, la compagnia di effetti speciali nata assieme a Star Wars, ha costituito la base per molti altri film, che ne hanno usufruito più di questo. Un esordio carico di attese, parzialmente deluse, ma con ottime potenzialità per il futuro.

Voto di gradimento: 7
Voto critico: ****

Inviato il: 14/10/2007 15:39
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Re: STAR WARS - L'esalogia
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STAR WARS EPISODE II: ATTACK OF THE CLONES --- di George Lucas

Superato più o meno bene l’imbarazzo dell’esordio, nel 2002 George Lucas è chiamato col secondo episodio a vergare pagine importanti della storia galattica e a sviluppare il personaggio di Anakin Skywalker. La grafica ha fatto passi da gigante e permette di osare ancora di più rispetto al capitolo precedente, senza dare un’eccessiva impressione di posticcio. C’è spazio per amore, sofferenza, investigazione, battaglie campali, scontri jedi “veri” e una miriade di piccoli elementi che dovrebbero fare la gioia dei fan.

Attack of the Clones inizia molto male, con la senatrice (ventenne) Padmé Amidala (Natalie Portman) che è fatta oggetto di attentati. Il cancelliere Palpatine (Ian McDiarmid) assegna alla sua protezione i vecchi amici jedi, Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) e Anakin Skywalker (Hayden Christensen). Il ritmo narrativo è interrotto dall’incredibile e spropositato inseguimento di un assassino attraverso il pianeta-città di Coruscant. È davvero il momento peggiore del film, pieno di scemenze e difficile da seguire, perché gli occhi si stancano. Superato questo delirio di onnipotenza grafica, la storia si distende e si fa interessante. Obi-Wan si improvvisa investigatore e cerca di risalire al mandante degli attentati a Padmé; contatta il vecchio amico barista Dexter Jettster (gran personaggio in digitale) e questi lo indirizza verso il pianeta Kamino. Accolto cortesemente dal primo ministro Lama Su, Obi-Wan scopre che all’insaputa degli jedi si sta costruendo un’armata di cloni, basata sull’eccellente genotipo del cacciatore di taglie Jango Fett (Temuera Morrison). Nel tentativo di catturare Jango ed ottenere informazioni, Obi-Wan giunge sul pianeta Geonosis, dove assiste alla riunione di un colorito comitato separatista, capeggiato dal Conte Dooku (Christopher Lee), un potente jedi rinnegato. Viene però imprigionato. Intanto, Anakin e Padmé ritornano su Naboo, dove tra paesaggi incantati e ogni sorta di agio maturano il loro amore. È la prima volta che Lucas osa inserire il romanticismo in Star Wars (non si può certo definire romantica la storia di Han Solo e Leia), recuperando il canovaccio tipico dell’amore proibito ed inserendolo accuratamente nell’ambientazione. Credevo di assistere a qualcosa di assai stucchevole, invece la storia mi ha affascinato. Anakin è turbato da incubi riguardanti la madre, così decide di tornare a Tatooine; lì scopre che Shmi è diventata moglie di Cliegg Lars (Jack Thompson) ed è stata rapita dai predoni Tusken. Anakin tenta di salvarla ma riesce solo a salutarla prima della morte. Il ragazzo reagisce nel peggiore dei modi e stermina i predoni. Ricevuto un messaggio da Obi-Wan, la coppia si reca a Geonosis e finisce in una colossale catena di montaggio (secondo momento orribile del film), per poi farsi catturare. I tre prigionieri sono condotti in un’arena, affinché la loro morte allieti i locali. Per loro fortuna, Mace Windu (Samuel L.Jackson) e gli jedi intervengono per salvarli, in un combattimento davvero epico. L’aiuto decisivo arriva dal maestro Yoda, che come il settimo cavalleria giunge al momento giusto con l’esercito di cloni, il cui uso è stato autorizzato da Palpatine, dopo la votazione della “misura straordinaria per la sicurezza”. I cloni affrontano l’esercito di droidi dei separatisti, sbaragliandolo in una dura battaglia. Il Conte Dooku fugge portando con sé i piani di una “arma segreta” (la Death Star) e a nulla valgono gli sforzi degli jedi. Il film si conclude con una cupa osservazione di Yoda: “Victory? Victory you say? Master Obi-Wan, not victory. The shroud of the Dark Side has fallen. Begun the Clone War has”.

Penso sia troppo facile giudicare male questo film. Si può essere spinti a considerare eccessive ed inutili le scene in computer grafica, ma si rischia di dimenticare tutto il resto, che è davvero ben fatto. La recitazione è di un livello superiore a The Phantom Menace, grazie soprattutto al notevole miglioramento di N.Portman e E.McGregor. A questi si aggiungono due nuovi elementi: C.Lee e H.Christensen. Il primo è il cattivo per eccellenza, sempre a suo agio nella parte di “signore del male”, anche se stavolta è poco più di una pedina. Il secondo è un’autentica rivelazione, un attore giovanissimo ma molto capace, oltre che di bell’aspetto. La lingua originale sa dare una visione molto più dignitosa di certi doppiaggi italiani, in certi casi così letterali da essere scialbi, in altri troppo fantasiosi.

John Williams crea un “Love Theme” per Star Wars, secondo me il miglior pezzo caratterizzante la nuova trilogia, un brano di grande intensità. Tutte le musiche sono all’altezza, così come gli effetti sonori, prepotentemente eccellenti. Le location sono sempre le stesse (Caserta, Tunisia), con l’aggiunta di qualche scorcio del Lago di Como e dell’Andalusia spagnola. Le grafiche digitali e la ripresa sono opulente, in certi punti eccessive (in quelli che ho evidenziato), ma non è giusto condannare la CGI solo perché tale. Le realizzazioni sono suggestive e molto accurate, funzionali alla narrazione e allo spettacolo, così come è sempre stato nelle serie di Star Wars.

Il fatto che molti fan di Star Wars abbiano storto il naso di fronte alla nuova trilogia è comprensibile, ma non è certo un segno distintivo di buon gusto. Il ciclo di Star Wars è costituito da molti ingredienti: avventura, grafica, divertimento, personaggi, luoghi, viaggi, combattimenti, relazioni, pseudo-filosofia e grandi visioni d’insieme della galassia. In Attack of the Clones c’è tutto, a differenza di The Phantom Menace dove in alcuni punti mancavano la tensione, l’equilibrio e i riferimenti agli episodi classici. Qui c’è drammaticità, sentimento, ragione, oltre alle necessarie e stupefacenti scene in CGI.

Ritengo che chi detesta questo film non sia un appassionato di Star Wars, per quanto possa essere un appassionato di film come quelli della trilogia classica. Lo “spirito di Star Wars” non è distrutto da Yoda che impugna la spada laser ed affronta il Conte Dooku, né dalla CGI che dà vita a creature ed ambienti sempre più stupefacenti. Tale spirito comprende anche questi elementi; il fatto che trenta anni fa non si potessero inserire non è un buon motivo per esserne disgustati, soprattutto quando non sono l’unica attrattiva del film. Amare Star Wars significa anche apprezzare la creatività e le intuizioni di George Lucas, uno dei più grandi operai della fabbrica dei sogni cinematografica.

Voto di gradimento: 8
Voto critico: ****

Inviato il: 14/10/2007 15:48
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Di idee morali non ce ne son più, oggi; e quel ch’è peggio, pare che non ne siano mai esistite. Sono scomparse, inghiottite sin nei loro più piccoli significati... Da L'adolescente di F.Dostoevskij
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Re: STAR WARS - L'esalogia
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STAR WARS EPISODE III: REVENGE OF THE SITH --- di George Lucas

Nel 2005 la nuova trilogia di Star Wars ha trovato la sua degna conclusione. Revenge of the Sith suggella il lavoro di Lucas, chiudendo il percorso narrativo iniziato con The Phantom Menace e riallacciando con grande attenzione i collegamenti con A New Hope, quello che in passato si soleva chiamare Star Wars e basta. L’obiettivo stavolta era più semplice: rispettare la continuità col futuro/passato ed infilare Anakin Skywalker nel costume di Darth Vader. Nonostante l’apparente facilità del compito, in questo film c’è una ricchezza di avvenimenti, pathos, grafica, azione e creatività, tale da lasciare nella polvere la maggioranza dei capitoli della saga.

A sorpresa, il film inizia con un attacco sui cieli di Coruscant, offrendo una battaglia spaziale di proporzioni incredibili, come non si vedeva da Return of the Jedi, naturalmente rompendo ogni barriera in fatto di grafica ed azione. I soliti Obi-Wan Kenobi (Ewan McGregor) e Anakin Skywalker (Hayden Christensen) riescono ad introdursi a bordo della nave ammiraglia della flotta separatista, dove il perfido generale dei droidi, Grievous, tiene in ostaggio il Cancelliere Palpatine (Ian McDiarmid). I due jedi ritrovano il Conte Dooku (Christopher Lee) e lo affrontano in combattimento; Anakin lo sconfigge e lo decapita, su esortazione di Palpatine. In questo film diviene più evidente il legame di segreta fiducia tra il Cancelliere e il giovane jedi, già accennato in Attack of The Clones. Di ritorno dalla missione, Anakin scopre che l’amata Padmé (Natalie Portman) aspetta un figlio da lui. Nonostante il problema che tale legame può costituire per uno jedi, Anakin si mostra felice, ma viene ben presto turbato da fosche premonizioni riguardo al destino dell’amata. Intanto, gli jedi guidano la lotta contro gli eserciti separatisti, dividendosi in gruppi per comandare i cloni in tutta la galassia. Il cancelliere Palpatine chiede di essere rappresentato nel consiglio degli jedi dal giovane Skywalker; il permesso viene accordato, ma Anakin non riceve il rango di maestro, trovandosi in una posizione poco chiara. Gli jedi vorrebbero che Anakin sorvegliasse il Cancelliere, il cui ruolo è sempre più controverso, ma il giovane non condivide e comincia a diffidare dei suoi maestri. Obi-Wan è inviato sulle tracce di Grievous, che si nasconde nel sistema di Utapau. Neutralizzato il leader dei separatisti, gli jedi attendono che il Cancelliere restituisca i poteri straordinari che il Senato gli ha conferito. Invece Palpatine svela la sua identità a Skywalker, che è inizialmente inorridito, ma anche affascinato dal potere che il Signore dei Sith gli promette. Quando Mace Windu (Samuel L. Jackson) giunge per arrestare il Cancelliere, Anakin interviene per salvarlo, sancendo il suo passaggio al Lato Oscuro della Forza. Assunto il nome di Darth Vader, Anakin aiuta Palpatine a dare la caccia agli jedi e a distruggerli. Solo Obi-Wan e Yoda riescono a salvarsi, incontrandosi con il senatore lealista Bail Organa (Jimmy Smits). I superstiti si rendono conto che i Sith hanno assunto il controllo della Repubblica, perciò si dividono per un ultimo, disperato tentativo. Yoda affronta senza successo Palpatine, mentre Obi-Wan segue Padmé su Mustaphar, dove Anakin si è “preso cura” di Nute Gunray e degli altri separatisti. Lo scontro finale tra maestro ed allievo è lungo e faticoso, ma alla fine l’esperienza di Obi-Wan ha la meglio sull’arroganza del discepolo. Anakin resta orribilmente mutilato e solo il tempestivo soccorso del neo-imperatore lo salverà dalla morte. Come sappiamo, Darth Vader diventerà più macchina che uomo e sarà rinchiuso per i prossimi tre episodi nella celeberrima maschera nera. Il film si conclude con il parto fatale di Padmé e con le dovute precisazioni sul destino dei vari personaggi.

In una parola, grandioso. Tutto ciò che i fan di Star Wars potevano attendere si è concretizzato in questo film, alla luce del quale gli episodi precedenti e successivi acquistano nuovo sapore e mordente. C’è azione e c’è grafica, ma la qualità è divenuta talmente alta che non si riesce più a distinguere con certezza il falso dal vero. A questo tripudio di CGI, avanti anni luce rispetto a qualunque altro film uscito nel 2005, si aggiunge una storia bellissima, ricca, drammatica, conciliante la riflessione come nessun capitolo di Star Wars aveva saputo fare, con l’eccezione di The Empire Strikes Back. Il film si concentra sul tradimento di Anakin, che sopraggiunge un po’ alla volta, dopo che mille concause si sono intrecciate per non lasciargli via di scampo: le false promesse di Palpatine, il suo attaccamento esasperato a Padmé, la sfiducia verso l’operato degli jedi e del Senato, la sua impazienza ed avventatezza lo portano a commettere l’errore che, anni più tardi, suo figlio Luke eviterà rischiando la vita. La profezia che riguarda Anakin Skywalker è vera: egli distruggerà i Sith, ma questo avverrà solo al prezzo di molti sacrifici.

Hayden Christensen è davvero un bravissimo attore e finché non si sente la sua vera intonazione non lo si può comprendere. I comprimari Natalie Portman, Ewan McGregor e, finalmente, Ian McDiarmid sono diventati ormai tutt’uno con il loro personaggio, riuscendo ad immedesimarsi alla perfezione. Se a questi eccellenti personaggi reali aggiungiamo creazioni grafiche perfette come Yoda e Grievous, ecco che abbiamo un cast d’eccezione per un film di fantasy/fantascienza. La scrittura è particolarmente ispirata in quest’episodio, i cui dialoghi recuperano smalto e si pongono su un gradino superiore rispetto agli altri due capitoli prequel.

John Williams si congeda da Star Wars con un’altra magnifica soundtrack, dove al massiccio recupero dei temi classici affianca un paio di temi nuovi e bellissimi, tra cui l’epico “Fall of a Hero”, che accompagna la sfida di Mustaphar. La maggioranza delle musiche è triste, volta a trasmettere la desolazione dei momenti più drammatici, come il massacro degli jedi. Gli scenari reali sono sempre di meno, ma ciò non toglie che le location spazino dalla consueta Tunisia, a Cina e Thailandia (per le scene su Kashyk, pianeta degli Wookie) fino agli studi in Gran Bretagna. L’Italia ha fornito il materiale per lo scontro finale: la troupe si è recata sull’Etna durante l’ultima eruzione, i cui getti incandescenti si possono ammirare sullo sfondo della sfida tra Obi-Wan ed Anakin.

Tirando le somme, a mio avviso la nuova trilogia integra e completa la trilogia classica, offrendo una visione più chiara e definita. Una cosa mi sento di dire: i nuovi Star Wars, soprattutto gli episodi II e III, mi hanno toccato assai più profondamente dei vecchi film. L’unica spiegazione che posso dare è questa: sono riusciti a stimolare la riflessione su temi che sento attuali, laddove la trilogia classica si rivolgeva al pubblico a cavallo tra Anni Settanta ed Ottanta. Ritengo di dover ringraziare George Lucas, perché ha offerto alla mia generazione degli episodi di Star Wars dove potersi riconoscere, oltre a tante ore di spensierato divertimento.

Voto di gradimento: 10
Voto critico: *****

Inviato il: 14/10/2007 15:52
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Re: STAR WARS - L'esalogia
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STAR WARS EPISODE IV: A NEW HOPE --- di George Lucas

Uno dei regali che mi sono fatto a Natale è il cofanetto con la trilogia classica di Star Wars, nella versione rimasterizzata con le scene inedite, presentata per il 20° anniversario. Il vantaggio di parlare di un film arcinoto e di cui quasi tutti conoscono la storia, mi solleva dalla sgradita incombenza di riassumere la trama. Del resto, sintetizzare ciò che accade in un qualsiasi episodio di Star Wars è un’impresa difficile, vista l’azione serrata che si può apprezzare in questi film. Siccome ho visto il film in inglese, mi limiterò ad informarvi sulle differenze da me osservate, oltre a dare una panoramica sulle scene inedite, utile per chi non avesse visto i film del 1997.

Parto con una nota sul doppiaggio italiano: si tratta di un lavoro sostanzialmente ben fatto, anche se non si può fare a meno di rilevare lo stile antiquato dei discorsi e dei toni di voce, rispetto alla madrelingua, dove i personaggi si esprimono con naturalezza e non come se fossero giuristi in pretura. Ciò che stupisce di più è la parlata di Luke Skywalker (Mark Hamill), che tra parentesi si dice “Lùk” e non “Liuuk”: è la voce di un ragazzo, ingenua e assai più stridente di quella calda e serafica del doppiatore italiano. In inglese suona molto più naturale, mentre in italiano mi era sempre sembrato piuttosto ingessato. Altra grande scoperta: la voce di Darth Vader, fornita dal magnetico James Earl Jones (l’attore che impersona Thulsa-Doon in Conan il Barbaro). Il celeberrimo grande malvagio di Guerre Stellari ha un tono assai più sinistro e surreale, rispetto all’asprezza con cui lo doppiano in italiano. La stessa scrittura delle battute dà sensazioni diverse. Ad esempio: “Trovo insopportabile la tua mancanza di fede!”, pronunciata a denti stretti, sortisce un effetto assai diverso da “I find your lack of faith quite disturbing”, detta con minacciosa ed onnipotente calma. Infine, occorre guardare la versione inglese per capire il peso dell’interpretazione di Alec Guinness nel ruolo di Obi-Wan Kenobi (in poche scene riesce ad oscurare il suo pur bravo epigono, Ewan McGregor, dando all’anziano jedi uno spessore notevole) e di Peter Cushing nel ruolo del Grand Moff Tarkin. Questo secondo personaggio, in italiano piuttosto inutile, in inglese mi ha fatto davvero una gran impressione. Per il resto, tanto di cappello sul doppiaggio di Leia, C3PO e Han Solo, che sono praticamente uguali all’originale.

In inglese si apprezzano meglio i termini “tecnici”, in italiano storpiati più o meno gravemente. Immagino che molti si siano chiesti che cosa diavolo sono le “porte a prova di scoppio”, in inglese “blast doors”. Sono d’accordo che se si apre un vocabolario e si cerca “blast”, il primo lemma fornito è “scoppio, esplosione”; però dopo che per tutto il film i “fulminatori” sono stati chiamati “blasters”, mi pare ovvio che le “blast doors” siano “porte a prova di laser” o “porte anti-laser”. E come questo ci sono mille piccoli errori, secondo me dovuti alla scarsa familiarità dei doppiatori di allora con le tematiche. Tra l’altro, le poche parole inglesi mantenute nella versione italiana, non ero mai riuscito a distinguerle. Il com-link, con cui C3PO comunica con Luke sulla Death Star, viene pronunciato così male da essere incomprensibile. C’è poi il discorso riguardante l’italianizzazione dei nomi. In alcuni casi, ritengo che i doppiatori abbiano avuto ragione: Darth Vader è troppo anglosassone per essere lasciato tale e quale, mentre mi risultano del tutto ingiustificati i passaggi Leia/Leila e Han/Jan, per non parlare dei nomi dei droidi C3PO/D3BO e R2D2/C1B8.

Riguardo alla versione estesa, sappiate che sono state aggiunte due scene importanti, più qualche inquadratura a campo largo. Le scene nuove sono il dialogo di Han Solo con Jabba, che in origine era un uomo grasso, ma che con la computer grafica è stato modellato secondo la fortunata immagine de “il ritorno dello jedi”. Va detto che la CG nel 97 era ancora piuttosto indietro, per il fatto che non sembra per nulla reale. Comunque, in questa scena fa una breve comparsa Boba Fett, uguale a come lo si vedrà negli episodi successivi. L’altra scena è l’incontro tra Luke e l’amico Biggs nella base spaziale dei ribelli. Questa è stata tagliata perché non necessaria, ma serve a dare senso all’amicizia che lega i due, durante l’attacco alla Death Star. L’arrivo allo spazioporto di Mos Aisley, che nella versione originale era una ripresa cos’ scarna da essere scartata, è stato arricchito da costruzioni al computer di edifici, bestie e simpatici robottini. Il risultato non è sempre dei migliori, perché ciò che è finto si vede benissimo, ma queste aggiunte svecchiano di molto la pellicola del 77. Tutto sommato, è in grado di rivaleggiare con i suoi più recenti sequel, soprattutto perché vanta attori anziani di gran calibro, oltre a giovani promesse del cinema (anche se il povero Mark Hamill non si è mai levato i panni di Luke). Dei sei film di Star Wars, questo è il terzo nella mia scala di gradimento.

Voto di gradimento: 9
Voto critico: *****

Inviato il: 14/10/2007 15:54
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Re: STAR WARS - L'esalogia
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STAR WARS EPISODE V: THE EMPIRE STRIKES BACK --- di Irvin Kershner

Il quinto episodio della saga è senza dubbio un grandissimo film: ogni volta che lo vedo mi lascia un profondo senso di tristezza e desolazione. La pellicola è dominata da Darth Vader e dalle forze imperiali, che finalmente iniziano a mostrare i muscoli, in fatto di superiorità di mezzi e tecnologia (nell’episodio IV limitata alla sola Death Star). Seguire le peripezie della “carretta” Millenium Falcon, dal pianeta di ghiaccio di Hoth fino a Bespin, città delle nuvole, è allo stesso tempo entusiasmante e frustrante, soprattutto per come si conclude. Una tragicità e una malinconia che non si ripeteranno più in tutta la saga.

Ciò che contraddistingue l’episodio V dall’episodio IV è che non sta in piedi da solo: si appoggia in pari misura al suo predecessore e al seguito. Ci sono mille segnali che vengono inviati allo spettatore, che solo nel film conclusivo saranno spiegati; parallelamente, ci sono continui riferimenti all’episodio IV. Le novità maggiori sono: approfondimento della relazione tra Han Solo e Leia, l’addestramento di Luke ad opera di Yoda, le rivelazioni sulla parentela Luke/Darth Vader, la comparsa dell’Imperatore, una maggiore attenzione all’arsenale bellico imperiale. Riguardo a quest’ultimo punto, sono state sviluppate un sacco di nuove macchine e navi spaziali: gli Imperial Walkers (i “quattropodi imperiali”), i Tie Bomber (i caccia imperiali che bombardano gli asteroidi), l’ammiraglia della flotta imperiale, l’Executor (vicino al quale gli incrociatori normali sembrano minuscoli) e un sacco di visuals diversi rispetto al film precedente.

Nella versione inglese, le novità maggiori riguardano i due nuovi personaggi: Yoda e Lando. Sono stato deluso da entrambi. La voce di Yoda, impersonato da Frank Oz, non ha esercitato su di me il carisma del doppiatore italiano, di cui tutti conosciamo la potenza. La tendenza tipica del vecchio maestro jedi, quella di sovvertire l’ordine delle frasi, mi ha impressionato molto meno in inglese che in italiano. Forse dipende dal fatto che non mi suona così strano come nella madrelingua, però devo osservare che in inglese le frasi sono molto più corte e meno enfatiche. C’è in sostanza un minor abuso del verbo a fine frase, rispetto all’italiano. Riguardo a Lando, il doppiatore italiano sa dargli il giusto tocco del seduttore (“vecchio marpione”) o il distacco necessario quando si scusa per il tradimento. L’interprete originale, Billy Dee Williams, non è in grado di dare le stesse sensazioni, anche se il suo lavoro resta ammirevole. In continuo miglioramento l’abilità recitativa di Mark Hamill, Harrison Ford, Carrie Fisher ed Anthony Daniels (C3PO), come è naturale vista la crescente confidenza con i personaggi. Merita riconoscimento la direzione di Irvin Kershner, che secondo me è molto più bravo di George Lucas a tirare fuori dagli attori i rispettivi personaggi, anche se le idee e la scrittura di Lucas non hanno rivali. Continuo a ripetere che in inglese Mark Hamill offre davvero un’ottima interpretazione, notevolmente appiattita e stereotipata nel doppiaggio italiano.

La versione del 1997 del V episodio è quella meno rimaneggiata. C’è solo una scena che è stata modificata sostanzialmente, quella dove Darth Vader comunica con l’Imperatore. Sebbene la figura di Palpatine fosse molto simile a quella dell’episodio VI, nella versione originale il dialogo aveva punti poco chiari. Sono così state riscritte le battute dell’Imperatore (le risposte di Vader sono, invece, le medesime), unite ad una nuova e più aderente immagine olografica del tiranno. È un’aggiunta valida e coerente. Le altre manipolazioni interessano la città di Bespin, che nel film dell’80 non si poteva vedere nei dettagli. Sono così state inserite inquadrature a campo largo ed arricchite le scene degli interni, inserendo finestre che prima non c’erano, per poter ammirare il panorama esterno. D’altronde, è piuttosto ovvio che una città in mezzo alle nuvole abbia molte finestre. Devo dire che sono state fatte abbastanza bene e non stonano troppo con il resto, come avveniva nell’episodio IV. Nel complesso, si è ottenuta una superiore qualità dell’immagine, che permette di notare particolari che nella versione analogica non avevo mai visto. Incredibile come con il computer si possano ravvivare i colori, le luci e le immagini, sino a dare alla pellicola un aspetto simile a quelle odierne. Anche se con molta meno azione ed effetti speciali (vivaddio!), anche l’episodio V restaurato riesce a recuperare lo svantaggio grafico nei confronti dei recenti sequel. Un’opera degna, ricca di contenuti visivi e meditativi (assai più di A New Hope), tuttavia mi dà ogni volta l’impressione di essere un episodio intermedio, dove si buttano i semi ma si raccoglie poco. Questa sensazione non si ha in nessun altro episodio, nemmeno in quelli più scadenti della serie, che a livello di storia stanno sempre in piedi da soli. L’episodio V, come già detto, spunta dal passato e si proietta prepotentemente verso il futuro; ciò è una pecca abbastanza grave, purtroppo.

Voto di gradimento: 8
Voto critico: ****

Inviato il: 14/10/2007 15:57
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Re: STAR WARS - L'esalogia
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STAR WARS EPISODE VI: RETURN OF THE JEDI --- di Richard Marquand

Finisco questa mia maratona revival con l’episodio conclusivo della saga, quello che non puoi aspettare a lungo dopo aver visto l’episodio V. Come ho sostenuto in precedenza, ciò che è stato seminato in The Empire strikes back deve ancora essere raccolto e come spettatore non vedo l’ora. Mi chiedo come il pubblico sia riuscito, all’epoca, ad attendere tre anni.

The return of the jedi completa egregiamente la storia, aggiungendo al mondo fantascientifico di Lucas una serie di tratti essenziali. Ciò che colpisce di più è il recupero della matrice aliena, molto in sordina nell’episodio V: nel palazzo di Jabba the Hutt, sulla Luna Boscosa di Endor, al comando della stessa flotta ribelle troviamo creature di ogni genere, con una profusione che non si vedeva dalle scene di Mos Aisley. Inoltre, il film si concentra su ciò che finora non era stato sviluppato, cioè la flotta ribelle, di cui sono state disegnate le navi più grandi (gli incrociatori dei Calamari) e qualche nuovo tipo di caccia. Per quanto riguarda l’Impero, le novità sono del tutto assenti: rivediamo una stazione spaziale analoga alla Death Star, i soliti caccia e Star Destroyer, compresa l’ammiraglia che viene abbattuta nella battaglia finale.

A farla da padrone sono i personaggi di Tatooine, che parlano strani idiomi ed emettono versi incomprensibili. Tuttavia, ascoltando l’originale inglese mi sono accorto che sia Jabba sia altre creature (compresi gli Ewoks) dicono qualche parola facilmente riconducibile all’inglese. Per esempio, quando Jabba tratta il prezzo di Chewbacca, si sentono chiaramente i numeri. Per il resto si tratta di mie supposizioni, che è inutile elencare. L’altra novità è la partecipazione attiva dell’Imperatore, impersonato egregiamente da Ian McDiarmid. Non che il doppiaggio italiano meriti una completa condanna, ma ancora una volta mi trovo a constatare che il tono è spesso travisato od esagerato. Ad esempio, McDiarmid non pronuncia mai la parola “jedi” con il disprezzo della versione italiana. Allo stesso modo, frasi dette in inglese con sinistra e derisoria calma sono convertite in espressioni sardoniche e melodrammatiche. Per il resto, c’è da registrare sempre una maggior confidenza ed espressività di tutti gli attori, soprattutto Billy Dee Williams (Lando) e Mark Hamill (Luke). Quest’ultimo è maturato moltissimo dal 1977 e la sua recitazione è divenuta profonda e sincera. Dopo tre film, finalmente lo si sente parlare con il tono con cui i doppiatori italiani lo hanno reso fin dall’inizio; ora è perfettamente giustificato, poiché il personaggio è cresciuto nel corpo e nello spirito.

Le scene nuove sono molto poche. Una avviene nel palazzo di Jabba: è la scena del balletto, in cui Jabba dà una prima vittima in pasto al Rankor. Vengono aggiunti due personaggi in computer grafica, nella veste di cantanti. Scena tutt’altro che necessaria, anche perché la musica suonata dalla band è diversa da quella originale, dal sound curiosamente anni ’80. La seconda aggiunta è alla fine del film, dove i festeggiamenti per la vittoria sono estesi a tutta la galassia, o meglio, alle location viste nell’episodio I, The Phantom Menace (Tatooine, Naboo, Coruscant e Bespin). Ci può stare, diciamolo, anche se pure stavolta cambiano la colonna sonora, togliendo quella divertentissima canzone tribale che concludeva la saga. Del tutto assurdo è, invece, sostituire l’immagine originale dello spirito di Anakin Skywalker con Hayden Christensen. Se tutti gli altri jedi sono diventati spirito con le fattezze di quando erano morti, così dovrebbe essere per Anakin. Non che debba conservare le ustioni e le malformazioni di Darth Vader, però almeno dovrebbe apparire come un uomo sulla cinquantina. Vedere Mark Hamill che fissa suo padre, che da spirito è più giovane di lui, è quantomeno strano. Per inciso, mi è venuto il dubbio che queste versioni che ho acquistato non siano quelle del ’97 (in cui Christensen era quindicenne), ma siano state successivamente rimaneggiate. Si tratta comunque di un lavoro pregevolissimo di restauro, che restituisce dei film veramente splendidi, dove particolari in passato nascosti nelle ombre sono magicamente svelati.

Questo è il mio film preferito della saga. Possiede degli effetti speciali davvero strepitosi, che non gli fanno invidiare nulla degli episodi prequel. La battaglia finale è magnifica, stupende sono le scene sulla Luna Boscosa, strambo e visivamente geniale il Palazzo di Jabba. Tutto ciò senza menzionare la ricchezza delle scene della morte di Yoda e dello scontro finale con Darth Vader e l’Imperatore. Aver rivisto tutto dopo gli episodi I, II e III lascia un senso di pacifica e spensierata completezza.

Voto di gradimento: 10
Voto critico: *****

Inviato il: 14/10/2007 16:00
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Re: STAR WARS - L'esalogia
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Molto interessanti queste recensioni, Gurgaz, mi complimento.

Avrei solo un piccolo appunto da muoverti, se mi è concesso

Citazione:

Gurgaz ha scritto:
STAR WARS EPISODE II: ATTACK OF THE CLONES --- di George Lucas

Voto di gradimento: 8
Voto critico: ****


Dare 8 come voto complessivo ad una opera come "L'attacco dei Cloni" secondo me è un po' troppo. All'interno del film, infatti, vi sono diverse incongruenze, unite ad alcune sciocchezze davvero clamorose. E non mi riferisco all'uso (comunque smodato) della computer graphic, ma ad evidenti e gravi pecche narrative. Due esempi su tutti:

1) Una 'semplice' senatrice della Repubblica, di sicuro esperta in legislazione e amministrazione, ma molto meno in salti acrobatici e armi da fuoco, che sorprendentemente combatte alla pari a fianco di un Cavaliere Jedi durante lo scontro con i mostruosi esseri nell'Arena. Woah. Stupore assoluto. A cosa servono anni ed anni di sacrifici e di intensi studi Jedi, se poi una ragazzetta poco più che diciottenne è in grado di elargire mazzate come e forse più di un Obi Wan o un Anakin?

2) Il modo in cui Obi Wan viene catturato è, concedetemelo, assolutamente IDIOTA. Dopo averci fatto credere per quattro film che i Cavalieri Jedi fossero in grado di far fuori guardie robotiche, soldati e avversari vari come fossero fuscelli, ecco il colpo di genio: Anakin riceve un drammatico messaggio di Obi, alla fine del quale il Maestro subisce l'assalto di numero DUE droidi (in tutto e per tutto simili ai mille altri visti in precedenza, droidi fino a quel momento invariabilmente polverizzati dai protagonisti) che lo mettono subito all'angolo, neanche fosse l'ultimo dei novellini Jedi

Senza tener conto della orrenda mano robotica affibbiata al povero Anakin alla fine del film (invero piuttosto primitiva, a dispetto della avanzatissima tecnologia usata con i cloni, per dire);
o della bizzarra catena di montaggio simile ad un videogioco a scorrimento orizzontale di cui hai fatto menzione;
o dei banali espedienti utilizzati per proseguire la narrazione (alla fine dell'inseguimento iniziale, il ribaldo viene raggiunto, sta per dire chi lo manda... ma no, aaargh, muore proprio nel momento in cui sta per rivelarne il nome. Trucco scontato, usato mille altre volte, ed in modi decisamente più accattivanti);
o ai cento altri momenti in cui uno spettatore può sentirsi preso per il naso da una sceneggiatura a mio avviso sinceramente mediocre.

Inviato il: 14/10/2007 17:50
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Re: STAR WARS - L'esalogia
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Io trovo esagerato anche il 10 a "Il ritorno dello Jedi", non ho mai sopportato le truppe imperiali battute da Winnie Pooh (per non parlare poi di come nella nuova versione della prima trilogia le scene aggiunte in CG stonino come un pugno in un occhio e spesso siano assolutamente inutili nell'economia del film).

Inviato il: 15/10/2007 9:12
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Re: STAR WARS - L'esalogia
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Se preferite, la prossima volta tolgo i voti, così considerate solo quello che ho scritto e non le cose che ho volutamente omesso.

In l'Attacco dei Cloni ci sono problemi di sceneggiatura, ma ci sono anche nella trilogia classica, a bizzeffe. Semplicemente i nuovi film stimolano maggiormente lo spirito critico degli spettatori, perché la novità in un certo senso rende più libera l'opinione, mentre sui film vecchi è già stato detto tutto e non c'è più molto da discutere.

Quindi non mi sembra il caso di elencare punto per punto i difetti (che poi sono soggettivi) della sceneggiatura, ma di considerare l'opera nel suo insieme. Se la storia principale tiene ed appassiona, i dettagli come la mano bionica, la cattura di Obi-Wan e l'intraprendenza di Padmé nell'arena (che poi non fa questo granché, visto che ha contro la bestia più piccola e riesce appena a tenerla a distanza) diventano piccole stonature che non hanno tutta questa importanza. In passato ero della vostra stessa opinione, ma dopo aver visto il film quelle 5-6 volte, anche in lingua originale, ho imparato ad apprezzarne gli aspetti meno esteriori.

Che gli Ewoks possano non piacere è questione di gusti. Il Ritorno dello Jedi per molti non è il migliore episodio di Star Wars, soprattutto per i fan de L'impero colpisce ancora, film ben più serio, drammatico e ragionato. Invece a me è sempre piaciuto tantissimo, per Jabba The Hutt, l'Imperatore e la battaglia finale protratta all'inverosimile.

Inviato il: 15/10/2007 10:40
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Re: STAR WARS - L'esalogia
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Citazione:

Gurgaz ha scritto:
Se preferite, la prossima volta tolgo i voti, così considerate solo quello che ho scritto e non le cose che ho volutamente omesso.


Non è necessario. Ho citato solo il voto finale perchè riassume la tua linea di pensiero generale sul film, non certo perchè il voto in sè sia la discriminante fondamentale del discorso.

Citazione:

In l'Attacco dei Cloni ci sono problemi di sceneggiatura, ma ci sono anche nella trilogia classica, a bizzeffe. Semplicemente i nuovi film stimolano maggiormente lo spirito critico degli spettatori, perché la novità in un certo senso rende più libera l'opinione, mentre sui film vecchi è già stato detto tutto e non c'è più molto da discutere.


Può darsi. Anzi, quasi sicuramente è come dici. Tuttavia, sono convinto che l'epicità dei primi tre episodi non venga quasi mai raggiunta dagli altri tre, e questo è - a mio parere - una grave pecca. Non vi è la stessa forza narrativa, quasi che i "nuovi" film siano stati girati in base a mere strategie commerciali, più che per raccontare davvero una grande storia. Spettacolari quanto si vuole, per carità, nessuno lo nega. Ma a volte forse privi dello "spirito" che regge i primi, storici capitoli.

Citazione:

Quindi non mi sembra il caso di elencare punto per punto i difetti (che poi sono soggettivi) della sceneggiatura, ma di considerare l'opera nel suo insieme. Se la storia principale tiene ed appassiona, i dettagli come la mano bionica, la cattura di Obi-Wan e l'intraprendenza di Padmé nell'arena (che poi non fa questo granché, visto che ha contro la bestia più piccola e riesce appena a tenerla a distanza) diventano piccole stonature che non hanno tutta questa importanza. In passato ero della vostra stessa opinione, ma dopo aver visto il film quelle 5-6 volte, anche in lingua originale, ho imparato ad apprezzarne gli aspetti meno esteriori.


Citare le varie scene che presentano difetti era solamente un modo simpatico per far presente il livello qualitativo della pellicola. Evidentemente la bonaria ironia che avrei voluto infondere a quelle righe non è passata. Mea culpa. Ad ogni buon conto, di solito è dal particolare che si giunge al generale, no? Elencandone i numerosi difetti, uno spettatore può arrivare alla conclusione che il film non è un capolavoro. D'altro canto, come tu stesso affermi, è questione di gusti. Tu hai imparato ad apprezzarne gli aspetti meno esteriori, altri (come il sottoscritto) magari trovano che la trama sia debole a prescindere dalla computer graphic :)
Inoltre, dichiari "la storia principale tiene ed appassiona". E' un commento soggettivo quanto i nostri, mi pare. In un altro thread mi pare tu abbia sottolineato il fatto che nessuno, sul vecchio forum, avesse preso in considerazione le recensioni di Star Wars, e che non si fosse sfortunatamente aperta alcuna discussione in merito. Ora che invece il dibattito c'è, sembra quasi che tu sia seccato poichè coloro che han replicato contestano certe tue idee. Sembra, eh? Ribadisco, sembra. Ecco, nel caso fosse effettivamente così, vorrei capirne il motivo :)

Inviato il: 15/10/2007 11:26
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