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Etica del librogioco
Diacono
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Esiste un'etica della lettura di un librogame?
Leggendo qualche thread mi sono accorto che forse sono un pervertito: dopo esser morto credo di aver realmente reiniziato il libro solo un paio di volte.

La prima domanda è: quando si muore bisogna reiniziare da capo (anche solo per godersi meglio il librogame)?

Tiro in ballo Pennac: ormai vent'anni fa, proprio in era librogame, andava di moda il postmoderno. I librogame sono vere opere postmoderne, ed invito la lettura dei loro antenati degli anni sessanta, le storie a bivi inventate dagli scrittori dell'Oulipo francese (di cui faceva parte anche Calvino). Ebbene, per non farla lunga: Pennac scrisse un decalogo delle liberà che il lettore si può prendere, tra cui saltar le pagine. Un undicesimo diritto a mio avviso è quello di non dover reiniziare da capo se si muore. Credo sia nello spirito del librogame.
Pennac scriveva anche che il lettore ha il diritto a non finire i libri che legge. A me è capitato con gaudio nella lettura del quarto volume del prete Gianni. Cercando il graal dell'eterna giovinezza capita che una principessa di Babilonia si innamori di me. Una vita di feste e felicità mi attende: meglio di così? Il finale alternativo mi è parso bellissimo e ho lasciato perdere la posibilità di continuare la ricerca del graal tra le montagne del Nepal: vuoi mettere una lung a vita infelice ad una breve ma intensa e bellissima?

La seconda domanda quindi è: è necessario dover finire la storia che si è iniziata?

Le serie ti obbligano a farlo, ma a mio avviso in parte snaturano il librogame (parla comunque uno che ha quai tutto lupo solitario...).

Inviato il: 12/11/2007 11:25
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Re: Etica del librogioco
Tutore
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No, perché mai finire Missione nei cieli se non ti va?

E perché, se ci muori, riniziarlo da capo?


Io ricomincio da capo se mi sembra che il libro non sia strutturato in modo da portarmi via troppo tempo. Non mi piace trascinarmi un librogame per giorni; due, al massimo tre vanno ancora, ma se, come nel caso de La Creatura del male, è palese che ricominciando da capo ogni volta ci metteresti delle settimane, non lo faccio e uso dei checkpoint da cui ricominciare.

Mi piace poi sapere comunque come va a finire un libro, perciò cerco di finirlo. Anche se non sempre li leggo per intero, ma questo non è un discorso che applico ai librogame, di cui mi piace scoprire il più possibile.

Inviato il: 12/11/2007 17:49
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Re: Etica del librogioco
Maestro
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Incipit:
Una immensa orda di giak sta invadendo la capitale. Il re è morto, assassinato da una spia traditrice, e l'esercito è allo sbando. Ma non è tutto: un potente artefatto di nome "Lama dei Cieli" è stato trafugato da un'oscura setta di non-morti legata al Signore Oscuro di Helgedad. Inoltre, una truppa di malvagi drakkar ha rapito la principessa.
Lupo Solitario, il regno ha bisogno di te!


Se vuoi salvare il regno, vai al 2.
Se vuoi inseguire la spia traditrice, vai al 3.
Se vuoi recuperare la "Lama dei Cieli", vai al 4.
Se vuoi salvare la principessa, vai al 5.
...
Se invece sei Pennac e non vuoi finire il libro, vai al 351.



A parte le gag, se l'albo è troppo lungo, uso dei checkpoint. :)

Inviato il: 12/11/2007 18:52
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Il Sonno Della Ragione Genera Mostri (Francisco Goya)
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Re: Etica del librogioco
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Non preoccuparti, Nemo: non sei di certo l'unico a non ricominciare il libro quando muori ! Soprattutto quando si va incontro ad una morte improvvisa, spesso non faccio altro che tornare al paragrafo precedente e fare un'altra scelta o pescare un altro numero dalla Tabella del Destino !

Inviato il: 12/11/2007 19:41
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Re: Etica del librogioco
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@ NemonemoN: quando citi Pennac stai parlando di Come un Romanzo, vero?

Io sinceramente credo che non serva ogni volta ricominciare daccapo, basta costruirsi da soli dei checkpoint e ripartire da lì, specie se il LG è particolarmente ostico o prevalentemente lineare.

Poi, se il libro non piace è giusto metterlo giù, o (perché no?) lanciarlo con sommo gusto addosso alla scrivania quando si manca per la quinta volta di fila l'appuntamento col buco nero che ti riporta a casa! (ogni riferimento a DA 3 è puramente casuale)

Inviato il: 12/11/2007 19:50
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Re: Etica del librogioco
Diacono
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Certo la domanda se "esiste un'etica del librogioco" è provocatoria: come potrebbe esistere un'etica del giocare? Al massimo si può parlare di etichetta, laddove ci sia interazione tra più individui all'interno di contesti di abitudini consolidate.
La questione si può porre in questo modo: preferite librogiochi dove si muore o librogiochi dove non si muore mai? Librogiochi con finali diversi ma uguali dal punto di vista della completezza della trama o librogiochi con un solo finale serio?

(P.S. si mi riferivo a Come un romanzo...)

Inviato il: 12/11/2007 20:43
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Re: Etica del librogioco
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Stai aprendo un sacco di discussioni interessanti, alcune delle quali esulano dai soliti temi che ho visto trattare in anni di discussioni. Complimenti!

L'etica del librogioco esiste, ma si tratta di un compromesso con se stessi, la propria coscienza e il proprio orgoglio personale. Per questo io inizio sempre un librogame quando muoio (salvo casi particolari, come tiri di dado sfortunati) e sono particolarmente felice di farlo quando c'è un sistema per evitare la morte. Da questo il mio apprezzamento per gli instant death rispetto ai librogame dove si muore a poco a poco e spesso perché lo dicono i dadi.

Quando ricomincio un librogame e non me la sento di tentare strade diverse, sempre che ce ne siano, non leggo mica tutti i paragrafi. Di solito pongo più attenzione alle alternative alla fine, valutando per bene dove è bene variare rispetto al percorso che mi aveva portato alla fine prematura.

I librogame dove non si può morire, in fondo, non sono così divertenti come quelli dove si combatte, si risolvono enigmi e ci si trova a dover lottare per sopravvivere e portare a termine una missione. Sicuramente è interessante contemplare più finali, uno dei quali migliore degli altri, ma non è un espediente utilizzato molto spesso.

Inviato il: 12/11/2007 21:17
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Di idee morali non ce ne son più, oggi; e quel ch’è peggio, pare che non ne siano mai esistite. Sono scomparse, inghiottite sin nei loro più piccoli significati... Da L'adolescente di F.Dostoevskij
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Re: Etica del librogioco
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Citazione:

NemonemoN ha scritto:
Certo la domanda se "esiste un'etica del librogioco" è provocatoria: come potrebbe esistere un'etica del giocare? Al massimo si può parlare di etichetta, laddove ci sia interazione tra più individui all'interno di contesti di abitudini consolidate.


Effettivamente è un discorso molto interessante, visto da questa prospettiva, si.
Etica del giocare? Beh, l'etica del gioco in generale esiste e governa teoricamente l'interazione con altri giocatori. Ancora più complicato e stimolante è l'ambito librogame, dove la sfida è con sè stessi ed è dunque paragonabile a un gioco di carte in solitario, o a un videogioco non multiplayer... dove è possibile barare con cheats, trucchi, soluzioni e affini. (Ritengo che il LG si adatti più a questo secondo tipo di gioco piuttosto che al primo, sotto spiego perchè).

Posto che il fine ultimo di un gioco è quello di divertire, come si giunge a questo risultato in un gioco in solitario? La prima risposta che mi viene è "fornendo una sifda congrua". Questo dovrebbe essere il punto principale da rispettare in un librogame da parte del suo autore, quello che spinge a continuare a tentare quando si fallisce.

D'altro canto questa "sfida con sè stessi" non è l'unica cosa che può rendere interessante un librogame; essendo esso un libro, conta molto, almeno per me, la qualità della scrittura... e quel senso di potenza che si prova ad uscire vittoriosi può spingere a "barare"; a differenza di quanto accade quando si gioca a qualcosa con gli amici, la soddisfazione (si potrebbe però anche dire "illusione") della vittora può in un certo senso essere trovata nella qualità letteraria dell'opera, che _descrive_ in effetti una vittoria... come nei videogiochi (dove c'è la descrizione audio/visiva del "trionfo"), più che come nel solitario a carte. Questo è quello che io avverivo quando baravo, da ragazzino. Adesso, come Gurgaz, prediligo maggiormente giocare in modo "onesto"... semplicemente perchè mi dà più soddisfazione "vincere" in questo modo.
La quantità di virgolette di questo post, abbastanza legittime, la dice lunga sulla difficoltà di classificare qualcosa di ibrido come un librogioco :D

Citazione:

La questione si può porre in questo modo: preferite librogiochi dove si muore o librogiochi dove non si muore mai? Librogiochi con finali diversi ma uguali dal punto di vista della completezza della trama o librogiochi con un solo finale serio?

(P.S. si mi riferivo a Come un romanzo...)


Secondo me, visto quanto detto in precedenza, se la sfida è equa e fattibile in tempi non biblici allora preferisco librogame in cui si può morire e in cui si può dovere riiniziare prima di vincere.
L'elevazione della qualità della storia con scelte e finali multipli è per me estremamente positiva, ma amando la competizione che viene dal gioco preferisco che un finale sia superiore agli altri... ciò non toglie che finali multipli, di cui alcuni non letali ed altri moderatamente o parecchio soddisfacenti sia per me molto positiva.

Rispondendo alla domanda inziiale: è necessario finire la storia che si è iniziata? In che senso, da quello del giocatore (il libro è noioso, lo mollo) o del personaggio (devo finire la quest che ho iniziato/posso scegliere percorsi alternativi, come il Prete Gianni)?
In entrambi in casi, la mia risposta è "no", nessuno obbliga a farlo ovviamente, ma allora conviene chiedersi: quando ha senso farlo: nel primo caso dipende dalla qualità della storia e dalla difficoltà della sfida; nel secondo, dalle scelte che sono offerte al protagonista.

In ultima istanza, il librogame migliore è per me quello che
1) ti fa arrivare alla fine, anche se con difficoltà e facendoti riiniziare/sudare per vincere;
2) ti offre una marea di alternative interessanti a livello di creazione e conclusione della storia, ma te ne offre una o più che effettivamente porta a compimento quanto ti prefissavi all'inizio (in caso di finali "positivi" ovviamente...) o che comunque conclude il tutto (Grecia Antica, non un finale "positivo", ma un finale "giusto").

Inviato il: 12/11/2007 23:39
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Re: Etica del librogioco
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Cari i miei vecchi cheater,
ho sempre giocato con il fermo proposito di divertirmi.
E' chiaro che ognuno di noi ha diverse sensibilità, ma nel mio caso quando muoio ricomincio sempre da capo. Credo che LS17 mi ha costretto a 15 o 16 partite: ero funestato da una "scalora" (Frassica docet) infernale. Poi risolto, l'ho rigiocato con il Lupo Solitario Ufficiale che mi porto dietro dal numero 1... e ce l'ho fatta, dato il migliore equipaggiamento e la conoscenza - intimità direi - con i percorsi offerti dal libro.

Se un LG è lineare credo che tornare indietro di un paragrafo quando si muore o rigiocare il combattimento fin che non si vince tradisce lo spirito del gioco. Si vince forzando il ibro, ma a quel punto tanto vale leggerlo e non giocarlo. Eppure, d'altro canto, un Lg lineare è già di per sè un LG di scarso valore.
Prendiamo LS10: se si muore nella battaglia di Cetza un giocatore può decidere di prendere il percorso alternativo e cercare Sebb Jarel.
Vi voglio chiedere: se un LG lo finite al primo colpo, poi lo rigiocate? E con che spirito?
Non è forse meglio un LG difficile, impegnativo e con vari percorsi - non true path! - che, anche se si muore, rimane interessante e ha molto da dare?
Vi ricordate l'alternativa - spesso presente in Dever - tra tragitto lungo e facile e breve e difficile?
Non è questo un ottimo sistema per far giocare di ruolo in un sistema che per forza di cose è molto guidato?

L'unico LS con checkpoint - se vogliamo vederlo così - era il 5. Forse, in un LG l'idea del checkpoint in una avventura lunga non è così male. Magari andrebbe reso esplicito e magari si potrebbe introdurre una regola aggiuntiva del tipo: se vuoi "salvare i tuoi progressi" riparti da questo § / se desideri continuare ti viene concesso un bonus di varia natura.

Inviato il: 13/11/2007 9:59
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Re: Etica del librogioco
Supremo Maestro
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Da Roma
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Citazione:

topino ha scritto:

L'unico LS con checkpoint - se vogliamo vederlo così - era il 5. Forse, in un LG l'idea del checkpoint in una avventura lunga non è così male. Magari andrebbe reso esplicito e magari si potrebbe introdurre una regola aggiuntiva del tipo: se vuoi "salvare i tuoi progressi" riparti da questo § / se desideri continuare ti viene concesso un bonus di varia natura.


Interessante questa idea... salvarsi il punto di ripartenza, un po' come nei videogiochi (e ce ne sono di quelli che ti fanno salvare solo 1 o due volte per una "quest" o "missione": vedi Hitman 1). L'idea è interessante perché sarebbe prevista dall'autore, però bisognerebbe capire bene tutta la situazione.
L'esempio di LS5 è calzante, ma non so se l'intento fosse proprio questo.

Inviato il: 13/11/2007 11:17
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Possano la dea Ishir e il dio Kai guidarmi in questo nuovo mondo....
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