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Re: Etica del librogioco
Maestro Superiore
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Le due considerazioni più importanti sono già state fatte, secondo me.
Quasi tutto dipende dalla qualità del libro (intesa come qualità di scrittura, possibilità di riletture non ripetitive, grado di giocabilità, ecc...) e dal modo in cui decidiamo di giocare.

Non ricomincio da capo un libro che non mi da piacere rileggere e nel quale rifarei le medesime scelte (mi viene in mente Unicorno 1) semplicemente per frustrarmi. É un libro che sto leggendo cercando di trovare qualcosa di buono in mezzo a tante cose che non mi piacciono. Perchè torturarmi inutilmente?
La lettura dovrebbe dare almeno un po' di piacere (come gusto di lettura o almeno la mera soddisfazione di esserne venuto a capo), se rileggere il libro so per certo che non me ne darebbe perchè forzarmi?
In altri casi, nei quali posso cambiare le scelte fatte in precedenza (avendo senso farlo) o posso semplicemente godere della rilettura di un buon libro non ho crucci nel farlo.
Ci sono casi, però, che sconfessano un po' quest'idea. Uno su tutti è DA 10, il famoso "La creatura del male", uno tra i miei preferiti in assoluto. Rileggerlo è bello, e per le prime volte non ci sono problemi (le occasioni non mancano di certo). Il problema è che, a meno di una memoria di ferro della quale sono sprovvisto, rileggere da capo quel libro ogni volta senza segnarsi le pochissime scelte corrette fatte in precedenza equivale a correre un grandissimo rischio di scordarsi le cose giuste da fare e ricrepare miseramente.
Che senso ha rileggere un libro da capo se ormai mi sono segnato un percorso di paragrafi/scelte da seguire? Solo per il gusto di rileggere dei paragrafi ben scritti? Dopo la quinta rilettura tale piacere va un po' a farsi benedire, secondo me...

Ripeto, per me la lettura di un librogame (di un libro in generale) deve dare un minimo di piacere. In base a questa considerazione decido se e come (cioè da che punto e con che percorso) rileggere il libro, senza avere mai la sensazione di barare.
Tra l'altro il librogame mi offre comunque un motivo che mi spinge a finire la lettura, cosa che i libri normali non mi danno (tant'è che ho abbandonato "I pilastri della terra" dopo 900 pagine di lettura.. m'ero proprio rotto): lo stimolo di finire quella sfida, per brutta o infantile che sia. É l'unica cosa che mi ha portato a leggere fino in fondo (e talvolta rileggere) dei librogames che altrimenti avrei lasciato perdere dopo un po' di paragrafi.

Ah, tornando un attimo alla considerazione sui finali "alternativi": li ho sempre adorati, in particolar modo quello del Prete Gianni.
In quei casi terminavo lì la lettura, considerando concluso con successo il librogame, per poi riprenderlo dopo qualche giorno (nel frattempo magari ne leggevo un altro), ricominciandolo da capo e facendo scelte differenti per giungere al finale "canonico".

Ah, prima che a qualcuno possa balenare in mente tale ipotesi: NON considero "Inferno" (Ninja 6) come libro dai finali "alternativi" e piacevoli

Inviato il: 13/11/2007 11:37
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Adoriamo il Sacro Bue
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Re: Etica del librogioco
Diacono
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Da bambino usavo trascrivere su di un foglio, accanto alle armi, ai punti resistenza ecc... i paragrafi letti. Credo di aver reiniziato da capo un librogame solo qualche volta, e più per rilettura che per effettiva scelta di ricominciare ogni volta che morivo...
Spesso inoltre andavo a vedere come sarebbe finita se... avessi fatto quell'altra scelta, e qualche volta il percorso era talmente più bello che proseguivo da lì...
I librogame mi hanno sempre dato un senso di libertà particolare, cosa che invece con i libri normali non provo.
C'era un solo genere di libro che da ragazzino non leggevo dall'inizio alla fine: i romanzi erotici! Sfogliavo finchè non trovavo scene interessanti. Poi tornavo indietro, in cerca di altre, e via dicendo. Li usavo più come si usa un "manuale" che come si usa un libro.
Ora, al di là dei libri erotici, quel che voglio dire è che la libertà di scelta del percorso che mi dava gioia era anche quella di tornare indietro e fare un'altra strada.
Per chi reinizia sempre da capo può sembrare un'ipotesi scialba, lo so, come una scommessa senza posta...

Inviato il: 13/11/2007 16:05
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Re: Etica del librogioco
Sapiente
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Da Novara
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perchè in ls 1, sia nuova edizione che vecchia, devo SEMPRE morire sui tetti di holmgard?!? soprattutto visto e considerato che, per quanto cerchi di variare i percorsi il più possibile, mi ritrovo SEMPRE a dover saltare come un grillo da un tetto all' altro? e perchè, anche se ho più di 10 res (e conseguente +1 al dado), non riesco mai ad estrarre un numero superiore a 2 (che mi basterebbe per non morire)??
ecco perchè ho deciso di IGNORARE bellamente la morte e proseguire verso le stanze reali!! ^__^
non sarò etico, ma morire nello stesso identico punto, TUTTE le volte, anche dopo 15 anni, e con un libro parzialmente diverso, non lo trovo affatto eticamente giusto!

Inviato il: 13/11/2007 17:12
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Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?

LA MIA SCUOLA D'ARMI: www.compagniadellavergine.com
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Re: Etica del librogioco
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Mein Gott!!!
E' esattamente il punto dove sono morto la prima volta!!!!
Che ricordi, che emozioni.
Lo stavo risolvendo al primo colpo e per fortuna sono caduto.
E me lo sono dovuto rigiocare altre volte per risolverlo!
Proprio per quel motivo mi sono innamorato perdutamente della serie LS.

Inviato il: 13/11/2007 17:22
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Re: Etica del librogioco
Diacono
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Per fortuna sei caduto?
Lo vedi?
Io avrei detto sfortuna...
Ecco due tipologie di lettori opposte!

Inviato il: 14/11/2007 0:44
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Re: Etica del librogioco
Accolito
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Per come sono fatto io, preferisco sempre ricominciare da capo.
Qualche anno fa, tuttavia, non mi sarei fatto scrupoli a voltare pagina per tornare al paragrafo precedente e continuare da lì con un'altra scelta.

Inviato il: 14/11/2007 10:47
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Re: Etica del librogioco
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Heilà, di nuovo on line.

Sì, proprio per fortuna!
Altrimenti mi sarebbe sembrato subito troppo facile. Morire nel LG significa per me intraprendere nuove strade, tentare altri approcci.
Se si fa risolvere subito perde un po' di fascino.
Il LS1old aveva, credo di averlo visto su un sito francese, un true path senza combattimenti.
Per fortuna non l'ho mai trovato. Inoltre era un mio punto d'onore scontrarmi con il ragno-talpa!

Ricominciare da capo, comunque, deve essere incentivato da percorsi multipli che si possano intraprendere. Se il LG è lineare, in definitiva, si potrebbe ritornare al punto critico passando al volo quanto già letto e rifacendo i combattimenti precedenti.
Diventa quasi un'azione meccanica, perdendo in fascino e interattività.

Ecco perchè un buon LG DEVE avere più percorsi che si differenzino per ambientazione e grado di sfida.
Per valutare criticamente l'opera di Dever, teniamo presente che pur essendo LS una delle prime serie, aveva in sè tutte le caratteristiche irrinunciabile dei LG più maturi.
Si veda LS3: la scelta tra un percorso facile ma lungo e uno breve ma prericoloso ha introdotto un meccanismo fondamentale nel design dei LG.

Inviato il: 14/11/2007 11:33
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Re: Etica del librogioco
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Da Povoletto (UD)
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Citazione:

topino ha scritto:
Ecco perchè un buon LG DEVE avere più percorsi che si differenzino per ambientazione e grado di sfida.
Per valutare criticamente l'opera di Dever, teniamo presente che pur essendo LS una delle prime serie, aveva in sè tutte le caratteristiche irrinunciabile dei LG più maturi.
Si veda LS3: la scelta tra un percorso facile ma lungo e uno breve ma prericoloso ha introdotto un meccanismo fondamentale nel design dei LG.


Sono d'accordo con quanto dici sull'interattività, anche se mi piacciono pure quei librogame dove il percorso è uno solo. La differenza è che in quei casi, arrivare alla fine è un'impresa e porta via molto tempo. Una volta trovato l'obiettivo, il LG non è più rigiocabile.

Il fatto che esistano più strade da poter praticare è divertente e, per certi versi, più realistico. Ma non è questione di maturità del librogame. E' solo una scelta dell'autore.

Occhio che LS è una delle prime serie IN ITALIA. Uscì nel 1984, che si può definire l'anno d'oro dei librogame, quando erano già attive numerose serie famose, molte delle quali giunte in Italia con un certo ritardo (Dimensione Avventura, Sortilegio, Grecia Antica, Skyfall, Golden Dragon, Fire*Wolf, ecc...). Nella storia generale dei librogame, diciamo che fa da spartiacque tra le due generazioni (o tre, se consideriamo gli ultimi tentativi di Thraves e Morris la terza generazione).

Inviato il: 14/11/2007 17:34

Ultima modifica di Gurgaz il 15/11/2007 15:25:05
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Re: Etica del librogioco
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Piccolo OT: grazie per le informazioni Gurgaz!

Ero condizionato dalla mia esperienza! Il primo LG che ho trovato in libreria fu proprio LS1 e mi stregò perdutamente.
Ne ho presi alcuni di altre serie, e a parte Oberon - ovviamente- mi sembrava sempre mancasse qualcosa! O nell'ambientazione o nelle meccaniche o, ipotesi peggiore, in entrambi i versanti.

Inviato il: 15/11/2007 11:13
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