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CHINATOWN --- di Roman Polanski
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Il genere noir è appannaggio dei cinefili ed il grande pubblico ne ignora quasi totalmente l’esistenza, anche perché negli ultimi anni il noir sopravvive a stento in poche pellicole nostalgiche, non sempre all’altezza dei capolavori del tempo che fu. Io stesso ho poca familiarità con questa derivazione del genere drammatico, perciò ho scelto di indagare nel passato partendo da un salda certezza: il regista Roman Polanski, del quale ho avuto modo di apprezzare lo stile e le innegabili doti in pellicole più recenti.

L’ottimo Chinatown si è rivelato una scelta azzeccata. È del 1974 ma non dimostra gli anni che ha, poiché è dotato di un ritmo non comune nei film dell’epoca. La sceneggiatura da Oscar di Robert Towne presenta una vicenda di corruzione, intrighi e giochi di potere a Los Angeles, nel periodo che separa le due grandi guerre. Protagonista indiscusso è il detective privato Jake Gittes (Jack Nicholson), un vero professionista nello spiare i personaggi in vista e coglierli sul fatto. La moglie del capotecnico Hollis Mulwray (Darrell Zwerging) assolda Gittes per tenere d’occhio il marito, sospettato d’infedeltà. Naturalmente l’indagine dà i suoi esiti eclatanti, ma la comparsa della vera moglie, Evelyn (Faye Dunaway), l’accusa di diffamazione e l’improvvisa morte di Mulwray spingono l’investigatore a cercare la verità, quando il buonsenso suggerirebbe di metterci una pietra sopra. Viene così a scoprire una serie di manipolazioni ed imbrogli, avvenuta all’interno del Dipartimento dell’Acqua e dell’Energia, assieme ai numerosi segreti di Evelyn Mulwray e di suo padre, il facoltoso Noah Cross (John Huston). Sull’operato di Gittes vigilano gli ex colleghi Lou Escobar (Perry Lopez), ora tenente della polizia, e Claude Mulvihill (Roy Jenson), che preferisce fare lo scagnozzo dei potenti. Entrambi erano compagni di Gittes, quando faceva il poliziotto a Chinatown.

Non è il caso di svelare oltre questa magnifica sceneggiatura, dove le informazioni sono dosate col contagocce e l’attenzione dello spettatore è sempre ravvivata da qualche novità, sia che si tratti di un’importante rivelazione o di un evento inatteso. Pur non trattandosi di un film chiassoso e frenetico, Chinatown è denso di azione; non è fatto di interminabili dialoghi, che sono solitamente brevi e pregni di significato, ma è un continuo susseguirsi di scenari e scoperte sorprendenti. Lo spettatore condivide la prospettiva di Gittes e non può fare a meno di credere a quello che lui scopre, poiché tutto è finalizzato a questo risultato. A differenza dei film moderni, però, lo spettatore apprende la storia poco a poco, non tutta alla fine, con la sgradevole sensazione di un’umiliante doccia fredda. Il buon gusto sta nel nascondere e nello svelare le cose in modo naturale e consequenziale, non nell’ingannare lo spettatore con trucchetti scenografici ed accurati tagli.

Il mistero di Chinatown è ben lontano dagli stereotipi del genere ed è difficile immaginare la verità. Ciononostante il piacere che offre non si esaurisce alla prima visione, poiché le successive permettono di notare i numerosi dettagli di un copione accurato oltre ogni immaginazione. Poi c’è l’eccellente prestazione degli attori. J.Nicholson e F.Dunaway sono semplicemente perfetti nei loro ruoli: il rapporto tra i loro personaggi evolve costantemente nel corso del film ed è appassionante quanto l’indagine. L’elogio si estende al regista John Huston, che interpreta un altro personaggio memorabile. Sorprende però la freschezza e la qualità dell’intero cast, dove perfino la comparsa Burt Young convince appieno. Di certo è merito dei bravi attori, ma simili risultati si ottengono solo se casting e regia sono di alto livello, come in Chinatown.

Un capitolo a parte è costituito dalle musiche di Jerry Goldsmith, alle quali raramente è consentito di risaltare, ma il cui contributo si sente eccome. In definitiva non saprei muovere una critica a questo film, che ho trovato più stimolante di tanti thriller moderni, densi di “vuota azione”. Per certi versi non apprezzo molto il finale, che tronca la vicenda in modo tragico ed improvviso, ma per alcuni questo potrebbe essere un tocco di stile senza eguali. In sostanza il film regge benissimo il trascorrere del tempo, come succede per i capolavori, e costituisce una visione piacevole ed appassionante anche per lo spettatore moderno. Pur nella sua immediatezza, è un’opera complessa che si lascia apprezzare completamente dopo più visioni.

Voto di gradimento: 10
Voto critico: *****

Inviato il: 5/12/2007 22:40
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Re: CHINATOWN --- di Roman Polanski
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Grazie all'Arcimago/UomodiAnaland per avermi dato anche questa dritta. Davvero un film eccellente!

Se vuoi, usa questo thread per riportare da Forumfree anche il tuo commento a Chinatown (hai messo un link in "vecchie discussioni sui film").

Inviato il: 5/12/2007 22:42
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Di idee morali non ce ne son più, oggi; e quel ch’è peggio, pare che non ne siano mai esistite. Sono scomparse, inghiottite sin nei loro più piccoli significati... Da L'adolescente di F.Dostoevskij
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Re: CHINATOWN --- di Roman Polanski
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Prendo al volo l'assist dell'ottimo Gurgaz.
Ho scritto poche recensioni rispetto ai film che ho visto e quasi tutte male ma per non scordare eccolà qu' correva l'anno 2006 ed erail 7 gennaio........





"Oggi pomeriggio su Sky Cinema Autore fanno questo film del 1974...un capolavoro assoluto.
Fidatevi...un film veramente notevole...
L'ho visto due anni e fa e l'ho rivisto un mese fa...leggete la recensione...non le aleggo spesso le recensioni altrui ma le uso per dare un idea della trama

(tratto da...Ops l'ho dimenticato)

" CHINATOWN

Los Angeles, anni ‘30. La valley soffre di una tremenda siccità ma il rinomato ingegnere Mulray si rifiuta di costruire l’agognata diga che dovrebbe risolvere il problema della mancanza d’acqua. Intanto la sua vistosa consorte incarica il detective privato Jack Gittes (Jack Nicholson), ex poliziotto di Chinatown, di dimostrare l’infedeltà del marito. Il tutto si risolve in uno scandalo colossale, e il detective Gittes si ritrova in mano una denuncia per diffamazione da parte della vera moglie (Faye Dunaway). Le acque si intorbidano sempre di più trascinando il nostro detective in una intricatissima vicenda nella quale il protagonista dovrà scontrarsi con gli interessi di personaggi potentissimi. Gittes viene preso in un vortice che si chiude di nuovo nella temuta ed infausta Chinatown. In questo film, Polanski riesce contemporaneamente a ricalcare gli stilemi del genere noir (e forse l’utilizzo di un ottimo John Huston, regista tra l’altro de ”Il mistero del Falco” non è un caso), e ad esplicare la violenza della detective story, ma questi elementi vengono poi sorpassati grazie alla caratteristica ambiguità che pervade un pò tutta la filmografia del regista polacco e che trasforma Chinatown in un noir “atipico”. Così gli ambienti cupi e piovosi del classico noir vengono soppiantati da atmosfere limpide, soleggiate e molto afose; il detective duro, sicuro nelle sue decisioni e alla fine sempre vincente (come Philip Marlowe o Sam Spade) viene scalzato da un detective insicuro, a tratti indeciso ed esterrefatto dal finale tragico della vicenda.

Nota 1: grazie a questa splendida pellicola, Roman Polansky e Robert Towne vinsero il premio Oscar per sceneggiatura.

Nota 2: Polanski fa un’apparizione nel ruolo dell’uomo che ferisce il naso di Nicholson. "

( fine )


Allora ragazzi gli interpreti sono monumentali Jack Nicholson è al top nel suo periodo migliore e dà vita ad un personaggio davvero intrigante...Faye Dunaway e John Houston sono semplicemente grandi(il regista texano è insuperabile nella parte del capitalista !)........autore di splendidi film come "Il tesoro della Sierra Madre(con Bogart)spettacolare film del 50 o L'uomo dai 7 capestri).
Tutto è perfetto in questo "noir",a partire dalla sceneggiatura,davvero notevole.
La storia intriga e davvero ad un certo punto si fa fatica a capire dove sia nascosta la verità,il finale è spettacolo puro uno di quei finali con quelle frase spettacolare ...che scuote lo spettatore....

"Lascia perdere Jack...E' Chinatown!"
Citazione:
Grazie all'Arcimago/UomodiAnaland per avermi dato anche questa dritta. Davvero un film eccellente!

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Stupidaggini del genere mi mandano in brodo di giuggiole,l'ho già detto e lo ripeto .
Sono impegnatissimo e stressatissimo.
Proverò a finire quel lavoro di vecchie recensioni,a contribuire alle vostre belle recensione e magari a scriverne qualcuna,ah se ne ho visti di film nell'ultimo periodo in cui ci siamo sentiti poco,ho decisamente accelerato dopo un periodo di magra (giusto per dire quelli visti negli ultimi giorni :"Il Settimo Sigillo",cribbio che film!, in momenti particolari ancora una volta il destino mi viene in soccorso con un opera mirabolante,geniale,catartica..... "Arrivano i Dollari", "Cane di Paglia" "La Carica dei 600")ma temo che prima di un bel pò mi leggerete saltuariamente.
Però riprendendo il discorso iniziale,sapere che tutte quelle mie bizzarre e strampalate recensioni,molto personali fatte di poca critica reale,ma piene di sentimenti e emozioni ,alcune delle quali su film vecchi dimenticati e che nessun ragazzo dei giorni d'oggi degnerebbe di un occhiata...bè sapere che ogni tanto sono servite a un colto,erudito e leale amico della rete come te,mi fà davvero piacere.è un vanto di bimbo magari,ma lo apprezzo molto questa cosa.
Prometto almeno che le discussioni nella sezione del cinema le leggerò sempre( magari connettendomi una o due volte a settimana)anche se non mi vedrete postare ne commenti ne recensioni,sappiate che un occhiata una tantum la dò.
Adios Amigos! Alla prossima
Quì un commentino stasera lo lascio comunque

Inviato il: 6/12/2007 11:20
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«Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.»
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