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Partita a Quattro
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Ieri sera ho giocato il nr. 1 e il nr. 2 di Partita a Quattro. Sento che sta per cominciare un'altra delle mie crociate idealistiche, a favore di una serie che mi sembra sottovalutata ed incompresa.

Io ricordo di aver giocato entrambi questi LG da ragazzo, conservandone un ricordo scarso, segno che non mi avevano entusiasmato. Intendiamoci, non è che adesso voglio sostenere che la lettura sia esaltante, anzi, sono pienamente d'accordo con chi sostiene che il sistema di gioco è ricco di problemi e globalmente sbilanciato. Però ho letto e giocato le parti di Caithness e di Keldrilh con notevole interesse, scoprendo che erano le 0.36 quando credevo fossero le 23.36.

Interessante? Ma come si può trovare interessante Partita a Quattro? La serie ha molti limiti. La regione di Dorgan è piuttosto ristretta e le location sono le stesse per tutti i personaggi, con davvero poche eccezioni. L'esplorazione di ciascuna si risolve in 3-4 paragrafi, salvo alcune che ne impiegano di più. Però considero il Libro del Potere una trovata eccezionale, sia per l'impatto che ha sul gioco (scegliere spesso certi atteggiamenti può portare ad ottenere alcuni incantesimi prima del normale) sia per come consente di risolvere le situazioni. In certi casi si viene teletrasportati in altri luoghi, addirittura nelle "location segrete". Sebbene nessun luogo sia da antologia, trovo gradevole questo fantasy generico, vagamente tolkieniano; ci sono luoghi curiosi come la città-accampamento di Selartz, o le rovine di Seleite. Il fatto che ogni libro inserisca delle piccole variazioni sul tema è interessante e per me è stato motivo di fascino. Trovare nella Grande Pianura il vecchio, che dona a Keldrilh la Chiave di Dorgan, mi ha sorpreso positivamente, dopo che con Caithness avevo sprecato tempo a seguire le dicerie di una certa "capanna del demone". Impossibile non cogliere la citazione tra un libro e l'altro.

Sulle regole ci sarebbe molto da ridire, visto che non permettono di sopravvivere nella maggior parte delle situazioni. Il guaio è che c'è un true path da scoprire, in modo da acquisire i giusti punti di Potere e, in sequenza, gli oggetti magici che offrono i potenziamenti adatti. Ciò può sembrare in contrasto con la libertà di esplorazione, ma il gioco sta nel potenziarsi al massimo seguendo un percorso abbastanza definito, almeno nell'ultima parte. Così si può giungere davanti al nemico finale ed avere i numeri per stenderlo (usando gli incantesimi e con una dose di fortuna normale, non certo stratosferica). Non dico la soddisfazione che ho provato nel lanciare sul Demone del Lago gli incantesimi Torpore e Mimetismo, che hanno ridotto la sua Iniziativa e Combattività al lumicino (certo, potevo fallire il tiro, ma non è accaduto), per poi massacrarlo con tutta calma sotto forma di Orso. Con Keldrilh ho attuato la stessa strategia (usando Sarabanda), ma quel maledetto ha tirato 5 con 3 dadi e mi ha disintegrato, ma sono i rischi del mestiere.

A parte qualche morte istantanea che però non trovo esagerata, Partita a Quattro punisce chi sbaglia strada e lo fa subito con mano pesante, in modo che al prossimo tentativo si abbia chiarito come procedere. La longevità non è proprio il massimo, visto che se non si seguono binari ben definiti si rischia di perdere, comunque arrivare alla vittoria una volta è abbastanza soddisfacente, se prendete la serie come l'ho presa io. Chissà come è il gioco a 4? Credo non sia proprio il massimo, perché il regolamento ha qualche punto che non mi convince.

Il testo non è il massimo ma non è neppure spiacevole; io non ho trovato i personaggi stereotipati, né forzature particolari nella trama. Non so cosa abbia letto EGO, per uscirsene con giudizi così negativi. Se questi sono i due libri peggiori della serie, che per quanto mi riguarda possono ambire tranquillamente ad un 5 e ad un 6 (il primo per qualche problema di bilanciamento nello scontro finale), gli altri rischiano di meritarsi un bel voto. La serie secondo me è un esperimento mezzo fallito, perché se fosse stata più corposa ed approfondita, magari con un bilanciamento migliore, poteva convincere completamente.

Inviato il: 11/3/2008 17:35
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Re: Partita a Quattro
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Guarda, a 4 non l'ho mai provata, ma a due e a tre si e devo dire che pur non essendo comunque una grande serie, è decisamente più divertente che non in solitaria, non saprei dirti però quanto sia dovuto ai libri stessi e quanto alla particolarità di una partita a più giocatori.

Inviato il: 11/3/2008 17:42
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Re: Partita a Quattro
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Pronte le recensioni di Partita a Quattro. Spero che avremo qualcosa di cui discutere, soprattutto con EGO che, secondo me ha preso un granchio con il regolamento di questa serie.

Inviato il: 16/3/2008 23:45
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Di idee morali non ce ne son più, oggi; e quel ch’è peggio, pare che non ne siano mai esistite. Sono scomparse, inghiottite sin nei loro più piccoli significati... Da L'adolescente di F.Dostoevskij
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Re: Partita a Quattro
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io li ho giocati ma non mi hanno mai esaltato piu' di tanto. Oltretutto qualcuno ha provato il gioco in squadra?

Inviato il: 17/3/2008 2:30
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Re: Partita a Quattro
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Dalla recensione della serie:

Risulta evidente che Partita a Quattro è pensata per più giocatori, magari già familiari con il Mondo di Dorgan e che hanno già studiato una tattica.


Sono d'accordissimo, questa caratteristica salta molto presto all'occhio. Purtroppo, si tira dietro anche un problema non da poco: è quasi impossibile apprezzare il primo volume che si legge, se lo si gioca in singolo: è troppo alto il rischio di girare in tondo senza combinare nulla finché, senza alcun preciso motivo, ci si imbatte in un nemico che ci fa a fette. Io per fortuna ho iniziato la serie dal numero 3, che vedo che tutti hanno finora giudicato il migliore della serie, ed è stato lo stesso parecchio snervante. Però così almeno l'1 è stato meno fastidioso, è bastato schivare i luoghi troppo rischiosi nelle fasi iniziali del gioco.

Ed ecco qui l'altro grosso difetto: è assurdo che in tutti e quattro i libri i punti fondamentali siano sempre li stessi! Non si poteva spostare il boss in punti diversi a seconda del personaggio? No, ovviamente no, perché agli autori del gioco in singolo non è importato granché, e l'unica maniera che hanno trovato per bilanciare la serie è stata quella. Che assurdità!

Inviato il: 18/3/2008 10:49
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Re: Partita a Quattro
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Io giocando Partita a Quattro non ho certo fatto i salti di gioia, ma certamente mi ha incuriosito ed interessato più del 70% degli AD&D.

Non è una serie scritta benissimo, ma neanche male (non ho sofferto così tanto come Ego nel vedere Dorgan attraverso gli occhi curiosi di Caithness, né nel leggere le stereotipiche imprecazioni di Keldrilh). Dal punto di vista del gioco i problemi ci sono, ma fin da subito ho notato che il regolamento puntava sulla progressione del personaggio grazie al Potere e a pochi oggetti.

Il granchio di Ego al quale ho accennato è il fatto che si sia obbligati ad esplorare un luogo per la prima volta; non c'è scritto da nessuna parte, semplicemente se si arriva in un luogo si sceglie se esplorarlo o meno. Non lo si può esplorare se si ha barrato la casella, cosa da fare solo se compare la scritta Fine dell'Esplorazione (non accade sempre). Nel gioco in singolo è abbastanza ininfluente, così come è ininfluente la regola del riposo e degli spostamenti. Con più giocatori il concetto di Turno è importante: un Turno speso per guadagnare un punto di Potere, magari secondo la strategia pensata fin dall'inizio (voglio la Metamorfosi il prima possibile) è un Turno utile. Un Turno speso per muoversi senza esplorare, o per riposare, è certamente meno redditizio. La trama non è molto incentrata sullo scontro tra i personaggi e questo è un peccato, perché è proprio sfidandosi e alleandosi contro il più potente che la partita a quattro diventa interessante. Si intuiscono le numerose sbavature e certamente ce ne sono altre da scoprire durante il gioco, ma nel complesso mi sembra che si tratti di qualcosa di assolutamente nuovo, nonostante sia un tentativo fallito.

Il gioco singolo è un fantasma del gioco a quattro, dove certe regole sembrano assurde. Il riposo lo è, ma in fondo se lo scopo è sopravvivere ai combattimenti difficilissimi si può anche tollerare (lo stesso avviene in Grecia Antica... se vinci al prossimo scontro sei fresco come una rosa). Tutta la questione dell'acquisizione del Potere, se non hai sott'occhio il progresso degli altri giocatori, non è entusiasmante (alla fine ce la fai, se non incappi nella morte gratuita o nel Combattimento Semplice che ti stronca). A me il regolamento non appare così pieno di errori; segue un preciso intento che è quello di far progredire il personaggio e di permettergli di vincere solo se si è potenziato. Altrimenti deve gironzolare nella speranza di non trovare guai più grandi di lui.

A me la storia narrata non ha fatto così schifo. Non è nulla di nuovo, ma in uno spazio così breve si riesce a delineare una specie di mitologia, con un sacco di razze e leggende. Proprio perché Dorgan è un mondo ben preciso il finale deve essere lo stesso per tutti; al contrario ognuno ha un luogo dove la sua ricerca ha termine (Caithness a Ordreth, Keldrilh nella Grande Pianura, Pereim al Cuore d'Odio e Kandjar effettivamente al Lago, ma alla Porta d'Oriente c'è un avvenimento tutto per lui). Tutti possono sfidare o allearsi al Cuore d'Odio, oppure combattere il Demone del Lago, perché questi avversari esistono per tutti. Dato lo spazio limitato, mi sembra un risultato onesto. Perché dargli un'insufficienza grave se il regolamento effettivamente funziona (ma non è preciso), se la serie è coerente al suo interno e se quanto viene narrato non è né carne né pesce (ma non è necessariamente noioso)?

Io gli dò 6, un voto che assegno molto di rado, perché è raro che un lavoro non abbia una prevalenza tra punti di forza e punti negativi. Partita a Quattro è qualcosa che non entusiasma e sembra più un'occasione sprecata che un risultato ottenuto. Niente a che vedere con Rupert il Selvaggio che è un disastro, con Fire*Wolf che non si può giocare, o con serie incoerenti con lo scopo che si pongono e pure con problemi di giocabilità (mi vengono in mente Sherlock Holmes e Advanced Dungeons & Dragons).

Inviato il: 18/3/2008 12:14
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Re: Partita a Quattro
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Premessa importante: i commenti che sto per scrivere non sono stati supportati da una rilettura di Pa4, eccetto le regole sull'esplorazione.


Citazione:

Gurgaz ha scritto:

La regione di Dorgan è piuttosto ristretta e le location sono le stesse per tutti i personaggi, con davvero poche eccezioni. L'esplorazione di ciascuna si risolve in 3-4 paragrafi, salvo alcune che ne impiegano di più. Però considero il Libro del Potere una trovata eccezionale, sia per l'impatto che ha sul gioco (scegliere spesso certi atteggiamenti può portare ad ottenere alcuni incantesimi prima del normale) sia per come consente di risolvere le situazioni.

Il Libro del Potere è indubbiamente una bella idea. Lo sarebbe di più, se tutte e quattro le scelte avessero conseguenze diverse e portassero la storia in direzioni diverse. E' però impossibile non osservare che in una buona parte dei casi, come scrissi nella mia arrabbiata recensione, che Pereim massacri o no tutti gli avventori di una taverna, o che Caithness sia prudente o amichevole, non fa nessuna differenza. Mi aspetto qualcosa di più dal Libro degli Eroi dei volumi dedicati agli Eredi di Dorgan.


Citazione:

Gurgaz ha scritto:

Non dico la soddisfazione che ho provato nel lanciare sul Demone del Lago gli incantesimi Torpore e Mimetismo, che hanno ridotto la sua Iniziativa e Combattività al lumicino (certo, potevo fallire il tiro, ma non è accaduto), per poi massacrarlo con tutta calma sotto forma di Orso. Con Keldrilh ho attuato la stessa strategia (usando Sarabanda), ma quel maledetto ha tirato 5 con 3 dadi e mi ha disintegrato, ma sono i rischi del mestiere.

Ecco, ho prudentemente premesso che non ho riletto bene le regole. Mi ricordo comunque che il Demone del Lago ha un'Iniziativa tale da non poter assolutamente agire prima di lui, perciò mi chiedo come possa Caithness avere il tempo di fare qualsiasi cosa prima di essere massacrata. Gli Incantesimi hanno una loro Iniziativa, forse? Ma anche così, addirittura ridurlo al punto da renderlo battibile... Non so. Quando ci sono arrivato con Caithness ero così scazzato che probabilmente non ragionavo più, anche se ricordo che la lista degli incantesimi l'avevo spulciata alla ricerca di una scappatoia, che non trovai.


Citazione:

Gurgaz ha scritto:

Il testo non è il massimo ma non è neppure spiacevole; io non ho trovato i personaggi stereotipati, né forzature particolari nella trama. Non so cosa abbia letto EGO, per uscirsene con giudizi così negativi.

Una noia mortale, ecco cosa. Tanta lirica, azione zero, regolamento per l'appunto discutibile (il "combattimento semplificato" è una bella idea in teoria, una mazzata nella pratica). I personaggi magari non sono stereotipati, ma forzati sicuramente: ad ogni evento reagiscono sempre nello stesso modo (Keldrilh o s'incazza o offre da bere e balla per tutti, punto). Pereim e Kandjar li ho preferiti anche perché sono un po' più elastici nel loro comportamento (e magari perché non se ne escono ogni due paragrafi con un "Per tutte le cornamuse cingalesi!", o esclamazioni del genere )


Citazione:

Gurgaz ha scritto:

Il granchio di Ego al quale ho accennato è il fatto che si sia obbligati ad esplorare un luogo per la prima volta; non c'è scritto da nessuna parte, semplicemente se si arriva in un luogo si sceglie se esplorarlo o meno.

Eccoci qua. Guarda, possiamo rigirarcela all'infinito. Sulla regola scritta nero su bianco hai ragione tu, il testo (italiano, specifichiamolo) non obbliga strettamente ad esplorare il nuovo luogo raggiunto (eppure ci dev'essere un motivo se l'avevo interpretata come l'ho interpretata). Ma, se posso in qualche modo accettarlo per una città (che può essere aggirata senza entrarci), per i luoghi esterni non è possibile crederci. Non puoi attraversare la Via dei Conquistatori o la palude senza esplorarle; quando attraversi un luogo per raggiungerne un altro, "attraversare" implica "esplorare", e viceversa. Non puoi attraversare un passo montano e pretendere di raggiungere le montagne retrostanti senza essere coinvolto negli eventi che hanno luogo nel passo, è impossibile. Non posso attraversare Milano senza rimanere imbottigliato nel suo traffico. Per quanto riguarda il lago, dovrei rileggerne la descrizione: potremmo pensare che lo si possa costeggiare e andare a Ordreth senza subire i pesantissimi malus, ma non ne sono convinto.

Ribadisco, è una discussione che potremmo portare avanti in eterno se non viene Sagot a dirci come l'aveva pensata. Per me, come avviene in ogni librogame e GdR di questo mondo, se passi in un posto devi per forza essere esposto agli eventi che vi devono accadere. E quindi non puoi visitare Ordreth senza perdere troppi punti preziosi.


E' vero che ho esagerato col voto di Caithness, e probabilmente della serie in generale (Rupert non me lo ricordavo così brutto, all'epoca). In futuro potrei riprovare e vedere dove ho sbagliato, però il problema che rimane è che non c'è niente nei primi due volumi che mi faccia apparire bella la prospettiva di rileggerli: mi hanno annoiato come finora solo Rupert e Missione nei Cieli sono riusciti a fare. Quando il mio umore decreterà che è giunto il momento, comincerò a leggere gli inediti e vedrò se sono effettivamente più interessanti, o se è proprio lo stile di Sagot (che tra l'altro, se non ho capito male dai forum francesi, è una donna) che non fa per me.

Inviato il: 9/4/2008 15:28
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Re: Partita a Quattro
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EGO ha scritto:
Il Libro del Potere è indubbiamente una bella idea. Lo sarebbe di più, se tutte e quattro le scelte avessero conseguenze diverse e portassero la storia in direzioni diverse. E' però impossibile non osservare che in una buona parte dei casi, come scrissi nella mia arrabbiata recensione, che Pereim massacri o no tutti gli avventori di una taverna, o che Caithness sia prudente o amichevole, non fa nessuna differenza. Mi aspetto qualcosa di più dal Libro degli Eroi dei volumi dedicati agli Eredi di Dorgan.


La differenza sta, come ho scritto nelle recensioni, nei punti di Potere che accumuli, secondo l'atteggiamento adottato. Se procedi in un certo modo, avrai certi Sortilegi prima (cioè quando ti saranno utili). Per Pereim, effettivamente, non fa nessuna differenza.


Citazione:

EGO ha scritto:
Ecco, ho prudentemente premesso che non ho riletto bene le regole. Mi ricordo comunque che il Demone del Lago ha un'Iniziativa tale da non poter assolutamente agire prima di lui, perciò mi chiedo come possa Caithness avere il tempo di fare qualsiasi cosa prima di essere massacrata. Gli Incantesimi hanno una loro Iniziativa, forse? Ma anche così, addirittura ridurlo al punto da renderlo battibile... Non so. Quando ci sono arrivato con Caithness ero così scazzato che probabilmente non ragionavo più, anche se ricordo che la lista degli incantesimi l'avevo spulciata alla ricerca di una scappatoia, che non trovai.


Tu non eri andato a Ordreth e non avevi ottenuto l'Ermellino, che dimezza i danni subiti da Caithness. In caso contrario, affrontare il Demone è impossibile perché un attacco te lo becchi comunque.

Ti sei scazzato veramente tanto per interpretare il regolamento di questa serie in modo da renderla ingiocabile, proprio tu che vai in cerca di tutte le scappatoie per semplificarti la vita nei librogame di Brennan (sto giocando "Viaggio nel Terrore" e, pur sapendo ogni cosa di quel libro, sono morto già 3 volte!!!). Si vede che il testo non ti prendeva e, purtroppo, vedo che quando non sei attratto dalla parte "libro" tendi ad ignorare il "game". Io tendo a fare il contrario.

Citazione:

EGO ha scritto:
Una noia mortale, ecco cosa. Tanta lirica, azione zero, regolamento per l'appunto discutibile (il "combattimento semplificato" è una bella idea in teoria, una mazzata nella pratica). I personaggi magari non sono stereotipati, ma forzati sicuramente: ad ogni evento reagiscono sempre nello stesso modo (Keldrilh o s'incazza o offre da bere e balla per tutti, punto). Pereim e Kandjar li ho preferiti anche perché sono un po' più elastici nel loro comportamento (e magari perché non se ne escono ogni due paragrafi con un "Per tutte le cornamuse cingalesi!", o esclamazioni del genere )


Probabilmente le esclamazioni di Keldrilh ti hanno dato subito fastidio e da lì in poi ti sei concentrato solo su quelle, che in realtà non sono molte. Invece a me la sua storia non è dispiaciuta affatto, anzi, credo che il suo librogame sia il migliore come trama e il personaggio quello più equilibrato ed interessante da sviluppare.

Citazione:

EGO ha scritto:
Sulla regola scritta nero su bianco hai ragione tu, il testo (italiano, specifichiamolo) non obbliga strettamente ad esplorare il nuovo luogo raggiunto (eppure ci dev'essere un motivo se l'avevo interpretata come l'ho interpretata). Ma, se posso in qualche modo accettarlo per una città (che può essere aggirata senza entrarci), per i luoghi esterni non è possibile crederci. Non puoi attraversare la Via dei Conquistatori o la palude senza esplorarle; quando attraversi un luogo per raggiungerne un altro, "attraversare" implica "esplorare", e viceversa. Non puoi attraversare un passo montano e pretendere di raggiungere le montagne retrostanti senza essere coinvolto negli eventi che hanno luogo nel passo, è impossibile. Non posso attraversare Milano senza rimanere imbottigliato nel suo traffico. Per quanto riguarda il lago, dovrei rileggerne la descrizione: potremmo pensare che lo si possa costeggiare e andare a Ordreth senza subire i pesantissimi malus, ma non ne sono convinto.


Il fatto che attraversare implichi esplorare è una scelta tua, o una tua impressione. "Esplorare" significa abbandonare la strada maestra, gironzolare qua e là in cerca di qualcosa di strano o interessante. Poi, come dici tu, molti posti potrebbero essere evitati semplicemente deviando dalle strade segnate sulla mappa (i personaggi non si muovono su dei binari). Se fosse obbligatorio esplorare ogni volta che si passa, non avrebbe senso andare a Ordreth (e Caithness DEVE andare a Ordreth, perché la sua quest personale si conclude lì!). Il fatto di muoversi e non esplorare equivale ad un turno perso solo se si gioca in più giocatori; in tal caso, aver rinunciato all'esplorazione significa non migliorare il proprio personaggio per quel Turno. Nel gioco singolo, puoi spostarti come vuoi ed esplorare come vuoi; proprio per questo in certi posti ci sono trappole notevoli, altrimenti sarebbe tutto facile e scontato.

Non voglio convincerti del valore di Partita a Quattro, che è tutto tranne che una bella serie. Però non ha gli errori marchiani che ti sei premurato di segnalare nella tua recensione; quelle sono tue interpretazioni e il fatto di non gradire la prosa della Sagot (penso anch'io si tratti di una lei) ti ha fuorviato.

Inviato il: 13/4/2008 16:04
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Re: Partita a Quattro
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Gurgaz ha scritto:

Ti sei scazzato veramente tanto per interpretare il regolamento di questa serie in modo da renderla ingiocabile, proprio tu che vai in cerca di tutte le scappatoie per semplificarti la vita nei librogame di Brennan (sto giocando "Viaggio nel Terrore" e, pur sapendo ogni cosa di quel libro, sono morto già 3 volte!!!). Si vede che il testo non ti prendeva e, purtroppo, vedo che quando non sei attratto dalla parte "libro" tendi ad ignorare il "game". Io tendo a fare il contrario.

Accipicchia, da questa risposta mi arriva un sacco di amarezza! Era voluta?

Andando leggermente OT, nei libri di Brennan alcune regole sono così assurde oppure indefinite che seguendole alla lettera sarebbe impossibile giocare, proprio impossibile, e quindi ci va un certo grado di interpretazione (e poi se le dimentica perfino lui, e io devo pur metterci una pezza ).

Per Pa4, in realtà quando ho iniziato avevo le migliori intenzioni. Dopo mezz'ora che non facevo altro che leggere (perché intanto ero morto una volta o due a causa dell'inesistente resistenza di Caithness e quindi dovevo evitare le occasioni di "vero" gioco), però, ho cominciato ad annoiarmi e a capire che il mondo di Ordreth nasconde poco, oltre alle quindici occasioni di guadagno di Potere. Il "game" non l'ho ignorato, anzi direi che al contrario potrei essermici concentrato troppo, visto che Caithness lo sfrutta pochino e io avrei voluto giocare Ma, sottigliezze semantiche a parte: il volume 1, e poi il 2, mi hanno dato ben pochi stimoli, sia come libro che come game, ed essendo i primi hanno influenzato la lettura dei successivi. Mi prendo la mia colpa per essermi fatto sopraffare dalla noia, ma non credo che sia tutta colpa mia.


Citazione:

Gurgaz ha scritto:

Probabilmente le esclamazioni di Keldrilh ti hanno dato subito fastidio e da lì in poi ti sei concentrato solo su quelle, che in realtà non sono molte. Invece a me la sua storia non è dispiaciuta affatto, anzi, credo che il suo librogame sia il migliore come trama e il personaggio quello più equilibrato ed interessante da sviluppare.

No, dai, quella delle imprecazioni è una battuta. Anche Caithness ne soffre, ma non sono quelle il motivo del fastidio, sono proprio i personaggi in sé che mi hanno infastidito, perché sono monotematici e le loro reazioni ripetitive. Pereim e Kandjar mi sono sembrati caratteri un po' più variegati e complessi. Non è la storia di Pa4 il mio "problema", è il modo in cui viene fatta vivere ad alcuni suoi protagonisti.


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Gurgaz ha scritto:

Il fatto che attraversare implichi esplorare è una scelta tua, o una tua impressione. "Esplorare" significa abbandonare la strada maestra, gironzolare qua e là in cerca di qualcosa di strano o interessante. Poi, come dici tu, molti posti potrebbero essere evitati semplicemente deviando dalle strade segnate sulla mappa (i personaggi non si muovono su dei binari). Se fosse obbligatorio esplorare ogni volta che si passa, non avrebbe senso andare a Ordreth (e Caithness DEVE andare a Ordreth, perché la sua quest personale si conclude lì!). Il fatto di muoversi e non esplorare equivale ad un turno perso solo se si gioca in più giocatori; in tal caso, aver rinunciato all'esplorazione significa non migliorare il proprio personaggio per quel Turno. Nel gioco singolo, puoi spostarti come vuoi ed esplorare come vuoi; proprio per questo in certi posti ci sono trappole notevoli, altrimenti sarebbe tutto facile e scontato.

Esatto, la questione di Ordreth era proprio uno dei "capisaldi" della mia recensione. Avrei dovuto capire da lì che qualcosa mi era sfuggita. Io ho capito perfettamente il tuo punto di vista sulla questione (che è quello giusto), il punto è (sono testardo) che non lo trovo verosimile per tutte le ambientazioni. Mi sembra assurdo poter saltabeccare da una location all'altra, per chilometri, senza essere coinvolto in qualche evento, o attraversare liberamente la palude o le Barbe Fiorite senza fare incontri (sarebbe il sogno di molti giocatori di D&D! ). Evitare i pericoli di luoghi che attraverso ma scelgo di non esplorare... non mi torna, ecco. Attraversare senza esplorare mi dà l'idea di camminare con la benda sugli occhi e i tappi nelle orecchie, cosa che tra l'altro non impedirebbe ai mostri di attaccarmi.


CIONONOSTANTE: è evidente, per coerenza narrativa oltre che ludica, e per le implicazioni dovute alla regola della "Fine dell'esplorazione" (che mi permette di riattraversare incolume luoghi pericolosi), che io ho capito male.

Questo però, pur rendendo Pa4 giocabile e forse meno pesante di quanto ho creduto, fa sì che la serie sia comunque molto limitata come struttura. Giocare col senno di poi significa quindi spostarsi nei luoghi "giusti" seguendo un rigido true path alla ricerca del Potere nella giusta sequenza, evitando praticamente tutti i pericoli, umiliando un territorio così vasto e le possibilità che potrebbe offrire. Io ho sicuramente esasperato tutto, ma anche applicando la regola giusta, non è che sia così divertente...


Citazione:

Gurgaz ha scritto:

Non voglio convincerti del valore di Partita a Quattro, che è tutto tranne che una bella serie. Però non ha gli errori marchiani che ti sei premurato di segnalare nella tua recensione; quelle sono tue interpretazioni e il fatto di non gradire la prosa della Sagot (penso anch'io si tratti di una lei) ti ha fuorviato.

So che non vuoi convincermene, ma del resto non posso esimermi dal riconoscere che ho giudicato in modo scorretto, e che quindi almeno un po' di valore aggiunto devo attribuirglielo. La prosa ha avuto il suo ruolo, certo, eppure io le regole le ho lette prima della prosa, e ho cominciato ad applicarle prima di annoiarmi. Da quello che sto discutendo, dico che è stato tutto l'insieme, tra mappa, svolgimento dell'avventura e meccaniche di gioco, a convincermi di un'interpretazione che non è quella giusta. Mi prendo l'impegno, per rispetto delle idee e dei commenti altrui e per correggere un giudizio senz'altro eccessivo, di rivedermi la serie in seguito; devo comunque ritoccare alcune review, e quando lo farò credo che ne approfitterò per rigiocarmi Pa4. Sarebbe comunque bello che qualcun altro potesse partecipare al dibattito con cognizione di causa!

Inviato il: 13/4/2008 17:24
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Re: Partita a Quattro
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EGO ha scritto:
Accipicchia, da questa risposta mi arriva un sacco di amarezza! Era voluta?


Non so se con amarezza intendi asprezza od acredine da parte mia. Era una semplice considerazione sul tuo modo di fare, che va benissimo così com'è e non ho motivo di biasimare. Per fortuna io e te abbiamo qualche differenza nell'interpretare i librogame, altrimenti sai che noia discutere tra di noi e riempire l'archivio di recensioni che alla fine ripetono le medesime cose. Prima avevo letto il tuo giudizio su Sherlock Holmes, che è quasi opposto a quello che ne dò io; anche se chi arriva e legge per farsi un'idea sarà in difficoltà nel capire se la serie gli piacerà o meno, credo che la varietà di interpretazioni sia una conseguenza della ricchezza e dalla poliedricità dei LG. Mi piacerebbe solo che i contributi di altri utenti fossero in numero maggiore, ovviamente argomentati con dovizia di particolari.

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EGO ha scritto:
Andando leggermente OT, nei libri di Brennan alcune regole sono così assurde oppure indefinite che seguendole alla lettera sarebbe impossibile giocare, proprio impossibile, e quindi ci va un certo grado di interpretazione (e poi se le dimentica perfino lui, e io devo pur metterci una pezza ).


Brennan scrive così bene che merita uno sforzo di questo tipo. Gildas Sagot forse no. Però devo dire che il viziaccio dei tiri vita-morte, delle regole assurde od incomprensibili è un difetto di Brennan ed è quello che mi impedisce di dire che i suoi librogame sono i migliori in assoluto, perfino di quelli di Dever e Jackson.

Citazione:

EGO ha scritto:
Per Pa4, in realtà quando ho iniziato avevo le migliori intenzioni. Dopo mezz'ora che non facevo altro che leggere (perché intanto ero morto una volta o due a causa dell'inesistente resistenza di Caithness e quindi dovevo evitare le occasioni di "vero" gioco), però, ho cominciato ad annoiarmi e a capire che il mondo di Ordreth nasconde poco, oltre alle quindici occasioni di guadagno di Potere. Il "game" non l'ho ignorato, anzi direi che al contrario potrei essermici concentrato troppo, visto che Caithness lo sfrutta pochino e io avrei voluto giocare Ma, sottigliezze semantiche a parte: il volume 1, e poi il 2, mi hanno dato ben pochi stimoli, sia come libro che come game, ed essendo i primi hanno influenzato la lettura dei successivi. Mi prendo la mia colpa per essermi fatto sopraffare dalla noia, ma non credo che sia tutta colpa mia.


Il game a me non è dispiaciuto, solo che non ha nulla a che vedere con quello cui si è abituati. E' qualcosa di strano, magari non eccezionale e neppure così interessante, ma la logica del costruire il personaggio come scopo ultimo del gioco mi piace e fin da subito ho capito come dovevo comportarmi. Questo anche grazie a quello che avevi scritto tu, ai problemi incredibili che avevi sollevato e che io non ricordavo minimamente. Anche il mio recente interesse per il boardgame Talisman mi ha spinto a vedere Partita a Quattro come un tabellone dove ci si poteva spostare liberamente e cercare di "pomparsi" a sufficienza fino ad essere in grado di finire il gioco.

Di certo non è tutta colpa tua; anche qui mancano indicazioni chiare, consigli e spiegazioni esaurienti delle regole, così come poteva essere migliore il risultato finale.


Citazione:

Gurgaz ha scritto:
Esatto, la questione di Ordreth era proprio uno dei "capisaldi" della mia recensione. Avrei dovuto capire da lì che qualcosa mi era sfuggita. Io ho capito perfettamente il tuo punto di vista sulla questione (che è quello giusto), il punto è (sono testardo) che non lo trovo verosimile per tutte le ambientazioni. Mi sembra assurdo poter saltabeccare da una location all'altra, per chilometri, senza essere coinvolto in qualche evento, o attraversare liberamente la palude o le Barbe Fiorite senza fare incontri (sarebbe il sogno di molti giocatori di D&D! ). Evitare i pericoli di luoghi che attraverso ma scelgo di non esplorare... non mi torna, ecco. Attraversare senza esplorare mi dà l'idea di camminare con la benda sugli occhi e i tappi nelle orecchie, cosa che tra l'altro non impedirebbe ai mostri di attaccarmi.

CIONONOSTANTE: è evidente, per coerenza narrativa oltre che ludica, e per le implicazioni dovute alla regola della "Fine dell'esplorazione" (che mi permette di riattraversare incolume luoghi pericolosi), che io ho capito male.

Questo però, pur rendendo Pa4 giocabile e forse meno pesante di quanto ho creduto, fa sì che la serie sia comunque molto limitata come struttura. Giocare col senno di poi significa quindi spostarsi nei luoghi "giusti" seguendo un rigido true path alla ricerca del Potere nella giusta sequenza, evitando praticamente tutti i pericoli, umiliando un territorio così vasto e le possibilità che potrebbe offrire. Io ho sicuramente esasperato tutto, ma anche applicando la regola giusta, non è che sia così divertente...


No, non lo è. L'unico divertimento che puoi avere dalla parte "game" è diventare abbastanza potente da battere il Demone del Lago. Per il resto, devi considerare Dorgan un mondo con qualche piccolo mistero da svelare. Le location segrete sono una figata nella teoria, mentre nella pratica non entusiasmano, soprattutto l'inutile Terra dei Dannati.

Citazione:

EGO ha scritto:
Mi prendo l'impegno, per rispetto delle idee e dei commenti altrui e per correggere un giudizio senz'altro eccessivo, di rivedermi la serie in seguito; devo comunque ritoccare alcune review, e quando lo farò credo che ne approfitterò per rigiocarmi Pa4. Sarebbe comunque bello che qualcun altro potesse partecipare al dibattito con cognizione di causa!


Ogni tanto rivedere le review non guasta. Una rilettura ad una certa distanza può servire a cambiare opinione, soprattutto se nel frattempo si sono fatte nuove esperienze. Ho ridimensionato sia Golden Dragon che Realtà & Fantasia, consapevole che avevo dato voti un po' troppo alti ad alcuni titoli. D'altronde siamo qui per fare filologia dei librogame e dobbiamo tenere tutto aggiornato .

Inviato il: 13/4/2008 19:00
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