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IL DIAVOLO VESTE PRADA --- di David Frankel
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A volte capita di contraddire le affermazioni più categoriche; è quello che mi è successo quando ho deciso di vedere Il diavolo veste Prada, mettendo da parte il mio naturale disgusto per la commedia americana. Il trailer mi aveva convinto, poiché prometteva una Meryl Streep eccezionale ed una vicenda collocata nel mondo dell’alta moda, un ambiente del quale fatico a trovare la ragion d’essere.

Tanto per cambiare, il film trae ispirazione dall’omonimo romanzo di Lauren Weisberger, ironicamente annoverato fra i capolavori della letteratura da aereo. La sceneggiatrice Aline Brosh McKenna ha voluto dare al film un taglio meno controverso del libro, concentrando il racconto sull’esperienza della protagonista, la neo-diplomata Andrea Sachs (Anne Hathaway), all’interno della rivista di moda Runway. La ragazza ambisce a lavorare per il quotidiano The New Yorker, ma sa che solo con un buon trampolino di lancio le sarà possibile ottenere quel posto. L’ufficio delle Relazioni Umane la getta in una vera e propria fossa dei leoni, l’ufficio di Miranda Priestly (Meryl Streep), direttrice di Runway “nonché una leggenda vivente”. La tenera Andy non ha il minimo interesse per la moda e lo stile, come i colleghi Emily (Emily Blunt) e Nigel (Stanley Tucci) le fanno acidamente notare, tuttavia la direttrice decide di darle una possibilità. La protagonista deve faticare moltissimo, svolgendo compiti al limite dell’impossibile, che la tengono così impegnata che finirà col trascurare famiglia, amici e il fidanzato Nate (Adrian Grenier). Ben presto, Andy comprende che per avere successo nell’ambiente non può permettersi di mostrare disinteresse per la moda, o di frapporre i suoi sani principi alle richieste incessanti di Miranda e colleghi. Impara perciò a vestirsi alla moda, ad essere sempre reperibile, a cercare e sfruttare conoscenze influenti, come il ricco scrittore Christian (Simon Baker). Ottenuta la stima e la fiducia di Miranda, a spese della sua vita privata e delle ambizioni della collega Emily, Andy ha un improvviso ripensamento e manda tutto all’aria. Il film si conclude molto serenamente, con l’assunzione di Andy presso un importante giornale e la rappacificazione con Nate.

Il regista David Frankel dà al film un taglio brioso e dinamico, lo stesso dei suoi episodi di Sex and the City. La brillantezza di alcune sequenze, la qualità dei dialoghi e la lucidità con cui la storia è presentata sono encomiabili. Tutto ciò è stato ottenuto sacrificando il romanzo originale, del quale sono state eliminate numerose parti e rielaborati a fondo i personaggi. Miranda Priestly, che nel racconto della Weisberger era un autentico demonio in vesti femminili, è interpretata da M.Streep con classe e raffinatezza eccezionali, che la rendono perfino simpatica. La stessa Andy Sachs ha subito un approfondito restyling, che ha smussato i tratti più bruschi della sua personalità per adattarla al candore e all’entusiasmo di A.Hathaway. Il suo è un ottimo lavoro, poiché è assolutamente impossibile non immedesimarsi nel personaggio di Andy, che nonostante i compromessi soffre quando è costretta a rinnegare ciò in cui crede.

Quando si parla di alta moda, è inevitabile che ricompaia l’eterna lotta tra “essere” ed “apparire”. Nonostante Il diavolo veste Prada si tenga ben lontano dalla polemica e da un’eccessiva problematicità, preferendo restare sul piano della commedia intelligente e gustosa, la parabola di Andy può essere letta come un tentativo di preservare la propria individualità in un ambiente che impone l’adesione ad un canone. Andy accetta di vestire alla moda, ma porta gli abiti firmati come un’uniforme; si lascia lusingare dal successo, ma alla fine si rende conto che il prezzo da pagare è troppo alto per lei. O accetta di rinunciare a tutto per la carriera, oppure è meglio che ridimensioni le proprie ambizioni. Per fortuna, Andy aspirava “solo” a collaborare con un’importante testata newyorkese e i mesi passati al fianco di Miranda le permettono di realizzare il suo sogno, così anche questa storia trova il tipico lieto fine all’americana.

La colonna sonora di Theodore Shapiro è proprio azzeccata per questo tipo di film: è fatta di canzoni interpretate da artisti famosi unite a brani dal vago sapore rock-blues, vere e proprie iniezioni di adrenalina per le scene più concitate. Ritengo questa commedia una delle migliori che io abbia visto al cinema, poiché sa divertire con gusto senza eccedere nelle assurdità. Al contrario, offre una panoramica esaustiva di un certo ambiente e perfino qualche spunto per riflettere, cosa che non avrei mai creduto di trovare in questo genere di film. Recitazione, musica e scrittura sono perfettamente adeguati; secondo me, se si fosse trovato un finale meno forzato e buonista, Il diavolo veste Prada avrebbe ottenuto il massimo risultato per una commedia. Ad ogni modo, un Oscar per Meryl Streep sarebbe un giusto e meritato riconoscimento.

Voto di gradimento: 8
Voto critico: ****

Inviato il: 21/10/2006 12:07
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Re: IL DIAVOLO VESTE PRADA --- di David Frankel
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dalla tua recensione mi sembra un film che vale la pena vederlo sul grande schermo. Se ho ben capito il regista è lo stesso di sex and the city?

o.t: ma quante volte vai al cinema la settimana?

Inviato il: 23/10/2006 0:38
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Re: IL DIAVOLO VESTE PRADA --- di David Frankel
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Se fai il conto ho postato 5 recensioni nel mese di ottobre. Papillon non l'ho certamente visto al cinema, quindi in media ci vado una volta la settimana. Non è che sia una mia abitudine, comunque.

Il diavolo veste Prada mi aveva interessato, però contavo di vedermelo con calma in DVD a noleggio, in inglese. Poi alla fine sono andato a vederlo con una vecchia amica. Non "vecchia" nel senso di anziana.

Però al cinema fa il suo effetto, perché è abbastanza dinamico per giustificare il grande schermo. David Frankel ha girato alcuni episodi di Sex and the city, che io non ho mai visto, però la mia amica aveva notato subito il taglio della regia, nonostante il nome non le dicesse nulla. In seguito mi sono documentato, ed effettivamente aveva ragione.

Inviato il: 23/10/2006 17:47
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Di idee morali non ce ne son più, oggi; e quel ch’è peggio, pare che non ne siano mai esistite. Sono scomparse, inghiottite sin nei loro più piccoli significati... Da L'adolescente di F.Dostoevskij
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Re: IL DIAVOLO VESTE PRADA --- di David Frankel
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beh Sex and the City lo danno sempre su la 7 e alla fine sono riuscito a vedermelo tutto. Non è niente di speciale ma si fa guardare. In america è stato un sucessone.

Inviato il: 23/10/2006 19:54
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IL DIAVOLO VESTE PRADA
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IL DIAVOLO VESTE PRADA
Di David Frankel

Andrea Sachs (Anne Hathaway) è una giovane giornalista in cerca di primo impiego. La sorte vuole che ad offrirglielo sia "Runaway", la più prestigiosa rivista di moda di New York ove regna il regime oppressivo e ultrautoritario della sua grande editrice: la durissima Miranda Priestly (Meryl Streep). Affiancata da Emily, una segretaria tanto esperta quanto ambiziosa e snob, Andrea sarà costretta a farsi largo in un mondo a lei totalmente estraneo per poter conservare il posto e fare fortuna, anche a costo di calpestare i suoi valori e i suoi rapporti più caldi. Ma è davvero ciò che lei desidera?
Il film, una commedia cinica di stampo classico, si regge sulla bravura dell'eccellente Meryl Streep che riesce a dare al suo personaggio, durissimo, cinico nonchè umanamente annientato e disilluso, una caratura straordinaria. La mimica con cui la Streep intesse "Miranda" della sua severità e della sua alta professionalità è da applausi sinceri soprattutto se consideriamo che il personaggio in questione riveste si tutti i clichè del genere "cattivo/a a tutto tondo" ma al tempo stesso ne esce perchè evita di darne sfumature macchiettistiche. La cattiveria di Miranda è umanissima perchè figlia di una professionalità assoluta e di un'assoluta dedizione al lavoro, che in questo caso è il più elitario mercato della moda. Simpatico Stanley Tucci nel ruolo del creatore di moda Nigel mentre la pur bellissima Hathaway (classica fintotrascurata che si trasforma in fulgido cigno) fa quello che può. Christopher, il fascinoso giornalista free lance, è Simon Baker che ricorderete ne "La terra dei morti viventi" di Romero.
Se il film, tuttavia, rimane gradevolissimo anche senza uscire dai luoghi comuni della sceneggiatura (di Alin Brosh Mc Kenna) il merito è quasi totalmente della Streep.

Voto personale: 6,5/7-

Inviato il: 30/11/2006 18:44
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Re: IL DIAVOLO VESTE PRADA
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Ma la recensione è la tua? Complimenti, nel caso. A me quel filmetto è piaciuto parecchio, anche se non ho letto il libro, e condivido molte delle affermazioni scritte sopra. Arriverei anche al 7 (generosamente). Saluti!

Inviato il: 30/11/2006 19:09
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Re: IL DIAVOLO VESTE PRADA
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Si, è mia. Ti ringrazio per i complimenti. Tuttavia ho notato con netto ritardo che un topic su qto film già esisteva! Chiedo venia. Magari se un moderatore può li accorpi.

Inviato il: 30/11/2006 19:14
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Re: IL DIAVOLO VESTE PRADA --- di David Frankel
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Gurgaz ha scritto:
se si fosse trovato un finale meno forzato e buonista, Il diavolo veste Prada avrebbe ottenuto il massimo risultato per una commedia.

Mi trovi d'accordo. Il libro come finisce? Oppure come avresti concluso il film? Saluti!

Inviato il: 1/12/2006 11:00
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Re: IL DIAVOLO VESTE PRADA --- di David Frankel
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Dragan10 ha scritto:
Mi trovi d'accordo. Il libro come finisce? Oppure come avresti concluso il film? Saluti!


Il film è molto diverso dal libro, grazie soprattutto ad una sceneggiatura che ha voluto riscrivere i personaggi principali e modellarli su M.Streep e A.Hathaway. Io il libro non l'ho letto, ma qua e là ho appreso che Andrea Sachs non è affatto un personaggio gradevole, anzi, è una donna frustrata, ipercritica e piuttosto seccante. Miranda Priestly è una figura al limite del demoniaco. Invece, la Andy e la Miranda del film sono carismatiche: la prima attira la simpatia fin da subito e la seconda incute timore e rispetto, ma non disgusto.

Il finale, invece, sembra essere lo stesso del libro; tenuto conto che nel film Andy non ha fatto niente di così grave, vittima più delle occasioni che della propria volontà, il suo rifiuto finale non è liberatorio come dovrebbe essere. E poi, sembra voler dire: "sì, bello, ma se devo rimetterci l'anima posso anche farne a meno". Il suo rifiuto non è abbastanza problematico, perché trova subito un buon lavoro grazie alla raccomandazione di Miranda. Io avrei reso più gravi le conseguenze dell'abbandono del lavoro, ma avrei sottolineato che l'esperienza a Runway ha formato la personalità di Andy, per cui le difficoltà non la spaventano più come un tempo.

Però si tratta di un altro tipo di cinema.

Inviato il: 1/12/2006 18:09
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Re: IL DIAVOLO VESTE PRADA --- di David Frankel
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Come ha fatto Clint Eastwood in Million Dollar Baby?

Inviato il: 2/12/2006 14:06
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