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I FIGLI DEGLI UOMINI --- di Alfonso Cuaròn
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Leggete questa anticipazione di un film che uscirà in sala il 16 novembre. Mi pare interessante ed è ispirato, ovviamente, da un romanzo, The Children of Men, scritto dalla baronessa inglese P.D. James. Sembra una storia sci-fi distopica degna di interesse.

I figli degli uomini
di Alfonso Cuarón
con Clive Owen, Julianne Moore, Michael Caine, Chiwetel Ejiofor, Charlie Hunnam, Claire-Hope Ashitey, Ilario Bisi-Pedro, Lucy Briers


Il Caos e l'anarchia dilagano nel mondo della prossima generazione, dove dilaga un difetto nella capacità di riprodursi da parte degli uomini.
Il più giovane cittadino del mondo è appena morto all'età di 18 anni, e l'umanità si trova ad affrontare la probabilità della sua stessa estinzione.
Ambientato in una Londra lacerata dalla violenza e dalle guerre fra sette nazionalistiche. Il disilluso burocrate Theo diventa l'improbabile difensore della sopravvivenza della Terra.
Quando l'ultima speranza del pianeta viene minacciata, questo riluttante eroe si trova costretto ad affrontare i suoi demoni personali e a difendere la Terra dalla catastrofe incombente..

Allega:



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Inviato il: 6/11/2006 12:21
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Re: I FIGLI DEGLI UOMINI --- di Alfonso Cuaròn
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Mi ricorda fortemente la trama del fumetto "The Last Man Stand".
Come sarà?Bello?Brutto?
Non lo so ma leggendo i nomi degli attori,dovessi "buttarmi" direi più no che sì.


PS Ma il protagonista sulla locandina è quello che dovrebbe avere 18 anni????

Inviato il: 6/11/2006 15:15
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«Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.»
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Re: I FIGLI DEGLI UOMINI --- di Alfonso Cuaròn
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No, quello di 18 anni sembra che muoia subito. In locandina c'è Clive Owen, che interpreta il "disilluso burocrate Theo". Questo attore non mi dispiace completamente, perché dopo essere balzato agli occhi per alcuni film piuttosto spacconi (King Arthur, Sin City) si è imbarcato in progetti "di nicchia", come il recente Derailed. Spero che sia una bella storia con qualche nota curiosa e profonda. Non mi aspetto altro.

Comunque, il fatto che anche questo film ti ricordi un fumetto, non lascia presagire che ormai la genesi libro --> fumetto --> film stia diventando un classico?

Inviato il: 6/11/2006 15:28
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Di idee morali non ce ne son più, oggi; e quel ch’è peggio, pare che non ne siano mai esistite. Sono scomparse, inghiottite sin nei loro più piccoli significati... Da L'adolescente di F.Dostoevskij
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Re: I FIGLI DEGLI UOMINI --- di Alfonso Cuaròn
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Sembra il tipo di trama capace di interessarmi.

Una novità che terrò d'occhio.

Inviato il: 6/11/2006 20:06
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Re: I FIGLI DEGLI UOMINI --- di Alfonso Cuaròn
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I FIGLI DEGLI UOMINI --- di Alfonso Cuaròn

Venerdì sera ho potuto finalmente farmi un’idea su questo nuovo titolo fanta-apocalittico, ispirato al romanzo di P.D. James, che ovviamente non ho letto. Se si pensasse di leggere ogni libro che è stato sfruttato per trarne un film, forse non si avrebbe altro da fare nella vita. Lo stesso Cuaròn, regista noto per aver diretto un capitolo di Harry Potter, ha affermato di aver usato il libro come punto di partenza e che lui e gli sceneggiatori ci hanno ricamato sopra la loro storia.

Corre l’anno 2027 e il mondo è nel caos. Le donne sono diventate improvvisamente ed inspiegabilmente sterili; l’uomo è in chiaro pericolo di estinzione e questa minaccia è sufficiente a far cadere ogni compromesso. Sono scoppiate guerre, sono state lanciate bombe atomiche, il pianeta è sprofondato nella povertà. L’Inghilterra è l’ultimo avamposto del benessere, poiché un regime autoritario e sprezzante della dignità umana protegge i suoi cittadini, a scapito degli immigrati che sono respinti e confinati in città-lager. Non tutti gli inglesi sono soddisfatti della situazione e gli attentati terroristici sono all’ordine del giorno. Theo Faron (Clive Owen) è un ex-contestatore disincantato, che condivide le sue giornate con la fedele bottiglietta di whisky e non prova interesse per alcun avvenimento, inclusa la morte del più giovane abitante del pianeta. Un giorno è rapito da un gruppo di oppositori, capeggiati da Julien (Julianne Moore), che vent’anni prima è stata compagna di Theo nell’attivismo no-global e nella vita. Julien ha bisogno di lui per ottenere un permesso di transito per Kee (Clare-Hope Ashitey), un’immigrata clandestina che deve assolutamente lasciare l’Inghilterra. Theo accetta con indolenza, ma questa scelta lo attira in una spirale di violenza, doppi giochi e secondi fini. Egli non può comprendere, finché Kee non gli rivela che è incinta; questa sua straordinaria condizione la rende interessante per molti e Theo è costretto a proteggerla da tutti. Un aiuto importante lo riceve da Jasper (Michael Caine), un amico tanto fedele quanto eccentrico. Grazie a lui, riescono a rifugiarsi in un porto trasformato in ghetto per immigrati, dove la nave di un fantomatico Progetto Umano dovrebbe prelevare Kee per metterla in salvo. Proprio in quelle ore la città è sconvolta da una rivolta, nella quale interviene l’esercito, e i due protagonisti devono lottare a lungo prima di poter scappare.

A leggere la trama parrebbe un’eccellente distopia, degna di essere paragonata ai classici del genere. Con tutta la buona volontà, non posso considerarla tale. I figli degli uomini è una storia senza inizio né fine, come i vari Mad Max, solo che la vicenda narrata non acquisisce mai il giusto mordente. L’ambientazione è dipinta con cura e ha il suo fascino, perché porta all’estremo alcuni problemi attuali (calo delle nascite, immigrazione, terrorismo, razzismo, globalizzazione) come è tipico del filone. Il guaio è che infila uno stereotipo dietro l’altro e non instilla per un secondo il terrore che possa essere questo il 2027 che ci aspetta. Il fatto che le donne diventino di colpo infertili sembra più una punizione divina che la conseguenza delle sconsiderate azioni umane (si parla di esperimenti genetici, inquinamento, ecc...), perciò appare pretestuoso e falso. Nel 2009 dovrebbe nascere l’ultimo bambino? Con l’attuale andamento demografico nei paesi asiatici? No, è ridicolo. Sarebbe stato molto più ragionevole contenere il fenomeno nel mondo occidentale, vecchio e ricco, e costringerlo a far fronte ad un’ondata di immigrati giovani e poveri.

Così com’è l’ambientazione non quadra. Peccato, perché la regia e la fotografia sono di ottima fattura ed avrebbero coronato un progetto europeo prodotto dall’America. Ci sono un paio di piani sequenza di grande impatto e girati in maniera innovativa, frutto del talento di E.Lubezki. Buona la colonna sonora, che fonde composizioni tese e curiose citazioni (Ruby Tuesday degli Stones, cantata in inglese da Battiato), però solo di rado c’è tempo per soffermarsi sulla musica. Il film è fatto di profonda tensione alternata a momenti distesi eccessivamente protratti, in proporzione alla loro utilità nell’economia dell’opera.

Un C.Owen granitico dal cuore d’oro, una J.Moore dinamica e soprattutto un M.Caine memorabile, che recita una specie di John Lennon invecchiato, sono altre note di merito per I figli degli uomini. Purtroppo, la gran parte dei personaggi è sacrificata malamente e la vicenda termina in modo pacchiano, poiché accumula tensione a palate e la dilapida con un paio di scriteriate forzature. Mi dispiace davvero molto, perché con il suo cast, la sua regia e il suo budget poteva essere un capolavoro di genere. Invece, ai miei occhi sembra un esercizio tecnico incentrato sui suoi personaggi e non stimola angoscia per il genere umano, come dovrebbe avvenire per i film fanta-apocalittici. L’ennesima occasione sprecata.

Voto di gradimento: 5
Voto critico: ****

Inviato il: 19/11/2006 19:44

Ultima modifica di Gurgaz il 19/11/2006 20:41:31
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Re: I FIGLI DEGLI UOMINI --- di Alfonso Cuaròn
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Incuriosito dalla trama postapocalittica e tentato dal basso costo del dvd, ho deciso di fare mia l'ultima fatica di Alfonso Cuaròn, visto che come al solito non ero riuscito ad andarmi a godere sul grande schermo.

Il film è ambientato in un prossimo futuro in cui le donne hanno improvvisamente ed inspiegabilmente smesso di essere fertili. L'ultimo bambino è nato 18 anni prima degli avvenimenti narrati. La razza umana sta quindi andando incontro ad un' inseorabile estinzione e l'ordine mondiale è piombato nel caos. Le antiche potenze economiche sono ora teatro di guerre e continui attentati terroristici su larga scala.
L'unico paese che sembra scampato a questo armageddon è la Gran Bretagna, ridotta ad una sorta di regime totalitario che ha come primo obbiettivo quello di evitare qualsisasi contatto con l'esterno e con il diverso, in cui l'immigrazione è vista come un crimine e gli immigrati clandestini confinati in città-ghetto in rovina dove vige la legge del più forte. Questo il background in soldoni.

Ora, se da un lato sono felice che la sceneggiatura eviti la fastidiosa tendenza dei film di fantascienza degli ultimi tempi a voler a tutti i costi dare una spiegazione razionale a ciò che è sostanzialmente fiction, rimediando spesso figure barbine, dall'altro era lecito attendersi un progressivo svelamento dell'antefatto e una sua maggiore comprensione in una produzione di questo livello.
Non ci troviamo di certo di fronte a un b-movie, tuttavia siamo indotti ad accettare che il mondo stia andando a rotoli e sia avvolto dalle fiamme dell'odio solo ed unicamente perchè il destino dell'umanità è segnato dall'infertilità femminile. Non mi sembra che ci sia un rapporto di consequenzialità diretta molto forte tra le due cose, sarebbe più logico farsene una ragione e vivere gli ultimi cinquant'anni di vita umana sulla terra in santa pace. E invece no, gli uomini decidono di massacrasri senza soluzione di continuità fino all'ultimo secondo disponibile.
E' quindi assolutamente evidente che questo background è più che altro un pretesto per lo svolgersi della vicenda e per introdurre quel tipo di denuncia sociale, in questo caso piuttosto canonica e prevedibile tra l'altro, tipico della distopia, effettuata estremizzando il presente e trasportandolo nel futuro. Se poi consideriamo che dell'unica speranza per una rinascita della razza umana, cioè il cosiddetto “Progetto Umano”, se ne parla per circa cinque minuti in modo tutt'altro che esauriente, la mia impressione non può che essere confermata.

Ma ora veniamo alla vera forza del film, ovvero la sua grande potenza visiva.
E' subito evidente una schiacciante prevalenza di tonalità fredde, che si sposano perfettamente con il senso di isolamento e solitudine interiore che il film intende trasmettere, nonostante molte scene siano girate nel caos del centro di Londra. Tra città e campagna vi è un abisso insondabile: caotica, brulicante e pericolosa la prima, desolata e disabitata la seconda.
Inutile dire che la fotografia è di primissimo livello, e un sapiente uso della soggettiva della cinepresa a spalla (almeno, credo si tratti di questo tipo di macchina) durante le scene più concitate ne accresce la tensione, danadoci la sensazione di trovarci nella pellicola con i protagonisti.
La lunga scena di battaglia finale poi, è assolutamente da lasciare senza fiato.

Menzione particolare per la colonna sonora, principalmente composta da canzoni anni '70: si va da “Hush” dei primissimi Deep Purple (prima ancora dell'arrivo di Ian Gillan), passando per Ruby Tuesday e arrivando ai King Crimson.

Colonna sonora perfettamente calzante con il personaggio “settantiano” di Jasper (un eccezionale Michael Caine), vecchio vignettista politicamente schierato che vive nel più completo isolamento, dedito alla coltivazione di marijuana.
E' assolutamente singolare come, al di là del protagonista Theo (Clive Owen), i membri “di richiamo” del cast, cioè lo stesso Caine e Julianne Moore, interpretino dei personaggi a cui viene concesso relativamente poco spazio sullo schermo e per di più nella parte decisamente meno intensa del film. Ed è un vero peccato, perchè le loro interpretazioni sono, manco a dirlo, di ottimo livello e gli altri attori, con l'eccezione di Owen, faticano decisamente a mantenere quegli standard.

Ultima nota: la premessa del film, cioè la non fetilità femminile, è assolutamente identica a quella di un b-movie di Sergio Martino intitolato “2019: Dopo la caduta di New York”. Lo svoglimento della trama è molto differente, ma c'è un particolare che ha richiamato la mia attenzione. Nella scena di battaglia finale de “I figli degli uomini”, Theo si ripara nel rottame di un vecchio autobus di linea di colore blu. Ebbene, nel film di Martino c'è una (fighissima!) scena d'azione ambientata in un deposito di autobus abbandonati. Gli autobus sono di colore blu e di una forma molto simile, e le riprese dell'interno sono in entrambi i casi girate in soggettiva, da un punto di vista molto simile.
Probabilmente è una forzatura,ma mi volevo divertire a citarla. Si vede che sono troppo influenzato dal citazionismo tarantiniano e non posso fare a meno di riscontrare in ogni dove citazioni da film misconosciuti. Cosa ci volete fare...

Passiamo ora al giudizio conclusivo: “I figli degli uomini” mi ha saputo coimvolgere e soprattutto emozionare, grazie ad una realizzazione tecnica di primo livello e ad un impatto visivo perfettamente in grado di veicolare quelle emozioni che una trama un po' raffazzonata e traballante non sembrava poter dare. Un film che trovo molto buono, ma che mi lascia il dubbio di aver perso un potenziale capolavoro.

La giuria dice: 7,5

Inviato il: 5/8/2007 23:12
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Re: I FIGLI DEGLI UOMINI --- di Alfonso Cuaròn
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L'ho visto anch'io giusto una settimana fa. Un'autentica occasione sprecata, nonché una spacconata bestiale (vedi ad es. le gocce di sangue sulla telecamera nelle scene di guerriglia e menate simili). Prevedibilissimo già dopo un quarto d'ora: si poteva e si doveva far di più. Voto: 4.

Inviato il: 11/10/2007 14:05
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