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Blood Sword 3 - Frammento
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questo raccontino nasce dalla mia ultima giocata al suddetto volume. ne è uscita una cosa carina e mi è piaciuto trasformare in versione narrativa(con qualche aggiunta) la giocata fatta.

Il Macellaio, ferito, guardava i suoi compagni combattere.

È la fine! Pensò esterrefatto dall’ineluttabilità di quel pensiero. Anni di lotte, campi di battaglia, nemici di ogni genere, forza e dimensione e poi morire così: per un donna. Eppure glielo doveva, lei rappresentava la vita, l’amore, il futuro, lui stesso invece soltanto la morte.

La ricerca di quella lama era andata avanti per anni, tutto perché avevano incontrato quel maledetto pellegrino nelle pianure ghiacciate di Krarth. Il Macellaio era stato sempre pessimista sulla missione: mettersi contro i Veri Maghi, la Luna Blu e compagni, follia pura!

Ma Dolmiara lo aveva convinto. Come sempre.

Dannata donna! continuò a pensare guardandola mentre si muoveva per evitare le fiamme e al tempo stesso cercando di colpire la figura evanescente di Icon l’Empio.

<<Figlio di puttana.>> tuonarono le sue labbra mentre, nonostante le ferite ricevute nella terribile battaglia contro Sette-in-Uno il mostro di legno immortale, si lanciava in avanti.

I suoi compagni gli avevano detto di restare indietro, di non esporsi. Era stato resuscitato già una volta dal medaglione che portava al collo, se lo fosse stato una seconda, il medaglione sarebbe andato in pezzi.

E loro avevano bisogno di quel medaglione: aveva rinchiuso in sé il potere di resuscitare ancora una volta ognuno di loro e lui non poteva permettersi di mandarlo in frantumi, così si avvicinò al nemico impugnando strettamente la scimitarra Shadowclever, il terribile demone cangiante che li aveva aiutati a Wyrd, e fece per colpirlo al fianco.

Nel contempo la sua mano sinistra aveva sfilato l’amuleto dal collo e, con un cenno d’intesa derivato da anni di lotte fianco a fianco, lo lanciò a Dolmiara.

Poi strinse i denti e si preparò alla morte, ma prima avrebbe colpito il bastardo.

Almeno una volta.

Dolmiara agguantò veloce l’oggetto sacro, ma sul suo volto comparve un’espressione preoccupata: il Macellaio era ferito, gravemente ferito, barcollava disorientato ed era solo grazie all’adrenalina dello scontro che continuava a reggersi in piedi.

Uno scontro così difficile lo avevano vissuto poche volte nella vita: il mostro tentacolare nel mare ghiacciato poco prima di giungere a Wyrd forse, oppure i tre demoni evocati da Susurrien: Azidahaka, Nasu e Yazir, quando erano fuggiti in preda al panico più totale e si erano salvati soltanto grazie agli incanti di Fatima.

Ora invece erano soli, a tu per tu col loro più antico nemico: Lord Aiken di Yamato.

Icon faceva mulinare la sua lunga spada colpendo a più riprese il corpo della Vagabonda. Ruscelli di sangue presero a scorrere sulla corazza della ladra mentre ella cercava di rispondere colpo su colpo.

Fu allora che, come una furia, gridando e brandendo la sua scimitarra, il Macellaio giunse contro Aiken. L’orientale non si fece cogliere di sorpresa e, visto l’arrivo del guerriero, fece una piroetta su se stesso e lo trafisse al petto con un elegante affondo.

Che velocità! Pensò Dolmiara in un turbinio di meraviglia e paura mentre stava indossando l’amuleto. Il Macellaio intanto, nonostante fosse coperto da ferite e colpito dalla lama di Icon, ebbe ancora la forza di un ultimo colpo col quale trafisse il nemico sulla spalla sinistra.

Icon cadde in ginocchio, mentre il Macellaio barcollava indietro, gli occhi ormai vitrei, crollando al suolo con un tonfo secco.

<<nooooooo!>> gridò Dolmiara.

Icon rise. Stava per riprendere l’assalto nonostante la spalla maciullata, quando la Freccia di Nemesi di Mogra lo centrò in pieno petto e Lord Aiken esplose in una nube di fumo.

<<Avevo usato l’incantesimo Vaporizzatore per fuggire anche l’ultima volta che combattemmo, ora grazie a esso posso riacquistare l’energia vitale.>> sussurrò tuttavia la voce disincarnata del loro acerrimo nemico.

<<non dobbiamo farlo fuggire ora che è debole!>> gridò Mogra concentrandosi su un nuovo incantesimo.

Dolmiara però si accorse che, in realtà, il loro nemico non cercava di fuggire, piuttosto tentava di raggiungere la luce del Polo della Vita, vicino l’altare dove avevano trovato la lama di Blood Sword e l’Artiglio del Demone preso da Hasan.

<<vuole tornare in vita attraverso il mistico potere del portale!>> gridò Ascalante sconvolto.

<<allora dobbiamo fuggire, non possiamo affrontarlo ancora nel pieno delle sue forze, se passerà attraverso il portale tornerà integro!>> gridò quindi Mogra, suggerendo di ritirarsi e prendere tempo. Senza aspettare gli altri, il mago nero cominciò a correre dirigendosi verso l’uscita occupata dal muro di fuoco eretto da Icon all’inizio dello scontro per non farli scappare.

Il mago prese a correre per lanciarsi contro il muro e attraversarlo, Dolmiara e Ascalante dietro di lui per fermarlo dal compiere quella follia, ma non appena le lingue di fiamma lambirono il suo corpo, incendiandogli le vesti, il mago si gettò a terra cominciando a rotolarsi per spegnerle. Alcune lingue di fuoco accarezzarono anche la pelle della Vagabonda e del saggio formando vesciche e ustioni.

Si voltarono insieme proprio nel momento in cui Aiken tornava alla vita aiutato dal potere della vita. I gemiti di Mogra riempivano l’aere della grotta.

<<maledetto!>> sussurrò Ascalante ripensando ai suoi insegnamenti presso il Monastero dell’Illuminazione sull’isola di Kaxos. Sapeva che quei due portali erano collegati con i piani superiori e inferiori, con le fonti della vita e della morte e che, attraversarli, significava varcare il confine stesso della mortalità.

Ma loro non potevano nulla per impedire alla nebbia di raggiungerli. E Aiken visse ancora, completamente guarito. La sua armatura portava ancora i segni delle armi, la grossa scalfittura inflittagli dal Macellaio, il foro prodotto dalla Freccia di Nemesi. Sul corpo però ogni lesione era scomparsa.

E ora il loro arcinemico, beffardo, li guardava schernendo la loro debolezza.

<<Uno di voi è caduto, ora cadranno anche gli altri.>> disse prima di lanciarsi nuovamente all’attacco. Dolmiara, come una pantera ferita, si scagliò contro di lui senza paura.

<<morirai Icon!>> gridò furente, le lacrime agli occhi per la frustrazione della morte dell’amico.

Ascalante ricordava che una volta ella gli raccontò di come si erano conosciuti, molti anni prima, poco più che ragazzi nella capitale del nuovo impero Selentine: lei attendente, puttana ritrattò una sera quand’era ubriaca, del capitano Rorys Maldevian III durante il sacco di Boxis Lay, la rocca del traditore; lui, il Macellaio, come fante di prima linea.

Alla fine della battaglia fu decorato con una medaglia per il più alto numero di nemici uccisi, ben 13 in poco più di 6 ore.

<<Niente male per un fante.>> sembrava avesse detto lo stesso capitano Rorys che infatti lo promosse soldato scelto. Fu da quel giorno che cominciarono a chiamarlo Macellaio: i corpi dei suoi nemici a pezzi, gettati all’interno delle loro linee, furono un severo monito per i restanti membri dell’esercito avversario.

Questo gli aveva raccontato Dolmiara.

E ora lei, con lo sguardo colmo d’odio e sfida, il corpo flessuoso scalfito da tante piccole ferite, i capelli bruciati dal fuoco, gli occhi umidi di pianto, si ergeva sola contro Aiken di Yamato.

Ascalante impugnò saldamente la propria asta, lanciò un ultima preghiera, unita al saluto, verso il suo compagno d’armi appena morto, e le corse vicino, pronto a morire.

<<che Dio accolga le nostre anime.>>

Mogra si concentrò, spada in mano e denti stretti. Le bruciature gli facevano male ma l’adrenalina dello scontro gli faceva provare meno dolore di quanto avesse immaginato.

Bruciature… pensò meravigliato. In tanti anni di scontri e viaggi non era mai stato bruciato da niente e nessuno.

Sono io che brucio gli altri! Si vantò con se stesso mentre i suoi compagni prendevano tempo per lui. Erano feriti tutti e 3, mentre il Macellaio, il loro miglior spadaccino, era morto. Ora soltanto i suoi incanti potevano farla finita con Icon l’Empio.

E l’avrebbero fatto.

Quel figlio di puttana è da Krarth che ci da problemi. Non avremmo mai dovuto accettare Kalugen come padrino, da lì sono cominciati i nostri guai!

Secondo il suo maestro, Astartius di Ferromaine, la superstizione è il male del mondo, eppure Mogra, uno dei suoi migliori allievi, non la pensava allo stesso modo.

Dio è contro di noi! Diceva fra sé mentre l’energia dell’incantesimo scorreva dentro di lui focalizzandosi nella sua mente, nelle sue mani, in tutto il suo corpo.

<<è contro di Noi!>> gridò scagliando contro Icon la forza del suo Incantesimo del Vampiro e risucchiando l’energia vitale dell’orientale per tramutarla in spirituale e poterla così utilizzare per scagliare un altro dei suoi incanti assassini.

In quel momento però, Dolmiara, bruciata, ferita e stanca, cedette alla lama di Aiken che le trafisse il cuore.

La Vagabonda crollò a terra in un lago di sangue.

Ascalante colpì allora il nemico con la sua asta. Un centro perfetto alla tempia che disorientò l’avversario stordendolo. Per alcuni istanti Icon non poté far altro che difendersi mentre anche il saggio dell’isola di Kaxos riceveva sul corpo le ardenti lingue di fuoco del mago orientale tentando d’incalzarlo e sbilanciarlo

L’attimo di esultanza durò comunque poco: Icon si riprese e ormai solo Ascalante era rimasto a dargli battaglia. Il saggio non aveva speranze contro l’abilità schermitrice dell’erede della famiglia Sugensiki della provincia di Utyama nello Yamato.

La sconfitta era alle porte, il gruppo decimato, la speranza annientata. Fu allora però che Mogra il Nero compié il miracolo, forse ispirato da Dio o da qualcuno dei suoi angeli, forse ispirato dalla vicinanza di Bloodsword, forse dal suo creatore l’Arcangelo Abdiel. Mogra lanciò la sua ultima freccia di Nemesi e questa trafisse il cuore dello spadaccino orientale.

Grosse gocce di sudore imperlavano la sua fronte, insieme al sorriso della vittoria.

Ce l’ho fatta! Ce l’ho fatta! Gridava la sua mente.

Icon cadde a terra vicino al polo della morte che irradiava la sua luce violetta nell’aere della stanza.

In quel momento Dolmiara ricominciò a respirare. Così come accaduto a Wyrd tanto tempo prima per il Macellaio, il medaglione trovato nel labirinto, lo Scarabeo di Osiride, il Dio Kaikuhuran, lo stesso che il Macellaio le aveva donato prima di morire, la riportò indietro dallo Sheol, il mondo dei morti.

Dolmiara rise, tossì, poi rise ancora facendo per alzarsi.

Mogra tirò un sospiro di sollievo.

Il respiro era pesante, gli arti pesanti. Le ferite stavano guarendo ma facevano ancora male e l’occhio destro, il dominante, era mezzo chiuso dal sangue.

Eppure era viva. Viva!

Il potere di quello scarabeo: miracoloso! Ricordava di quando ne aveva parlato col Macellaio dopo la sua morte causata del mostro tentacolare a guardia delle spiagge ghiacciate di Wyrd.

<<è come un lungo viaggio, come un viaggio veloce anzi, o forse è come rinascere.>> parole strane per un evento strano. Aveva sempre creduto che su di lei non avrebbe funzionato e invece…

La sua attenzione fu bruscamente riportata alla realtà quando vide il corpo riverso del suo amico e la bile torno a riempirle la bocca.

Il Macellaio era morto. Era morto per dare a lei una speranza di vita. Sembrava quasi che avesse previsto la sua morte, la morte della sua Dolmiara, e avesse cercato di preservarla. Se avesse tenuto il medaglione sarebbe stato ancora vivo, ma lei ormai non ci sarebbe più perché Osiride aveva stabilito che qualora qualcuno avesse utilizzato per due volte il suo dono, esso sarebbe andato in frantumi.

Generosità pensò la Vagabonda mentre osservava Mogra avvicinarsi a Icon.

L’orientale, ormai sconfitto, privato dei suoi poteri, strisciava sul pavimento verso il polo della vita forse convinto che gli avrebbero permesso di risanarsi un’altra volta.

Mogra invece lo spinse brutalmente verso il polo della morte.

<<noooo!>> gridò Aiken, ma il mago nero, con un ghigno distorto sulle labbra lo colpì con un calcio in faccia facendolo precipitare nel gorgo verdastro.

<<che atrocità!>> fu il commento di Ascalante, impotente di fronte la rabbia del mago.

Era il destino che meritava pensò Dolmiara soddisfatta quando ormai la fatica e la spossatezza prendevano il sopravvento sul suo corpo.

Ma dal gorgo infernale aperto sullo Sheol, una voce roboante tornò nella Terra di Mezzo: <<se sto per morire voglio che mi resti il sapore della vendetta. Farò dunque appello a tutti gli spiriti dei miei antenati affinché mi garantiscano un ultimo desiderio, e in virtù dell’incantesimo dell’Ira dell’Ultima Ora li convoco a me, loro che si trovano nella terra verso la quale sto scendendo. Vi siete presi la mia vita, la cosa che mi è più chiara e preziosa, e allora io li incarico di prendere la cosa che per voi è più preziosa…>> fu allora che dal Polo della Morte una serie di ombre verdi ed eteree uscirono dal gorgo protendendo le loro bocche avide, le loro mani spettrali contro i vivi presenti nella stanza. Tutti urlarono. Mogra tentò un incantesimo difensivo, Ascalante tentò un esorcismo mentre Dolmiara, semplicemente atterrita, cercava di usare la spada per scacciarli.

D’un tratto tra i volti nebulosi, spuntò quello di Icon che li fissò con odio e parve sussurrare qualcosa col volto ghignante: <<la cosa che più vi è preziosa…>> ripeté maligno.

Poi gli spiriti svanirono. Tutto sembrò quietarsi per un momento, poi il grido di Ascalante riempì l’aere: <<hanno portato via Blood Sword!>> gridò frugando nel suo zaino, là dove l’aveva infagottata e nascosta.

Fu Fatima a trovarli e riportarli nel suo giardino. Sembrò sinceramente addolorata per la morte di Claude, questo il vero nome del Macellaio, e si offrì di prendersi cura delle esequie. Hasan, rivelatosi come il Vecchio della Montagna, il maestro della setta degli assassini Marijah, tentò di consolarli dicendo loro di guardare al futuro, alla speranza. La tristezza sarebbe svanita un giorno, forse…

<<se solo mi fossi trattenuto di più con voi.>> si rammaricò il vecchio.

Fatima, di fronte la meraviglia di Ascalante, spiegò che i Veri Maghi ormai, dopo il ritrovamento della Spada della Vita, dopo che tutti ne avevano toccato la sacra lama ed erano stati compenetrati dalla sua mistica essenza, non potevano più nulla contro di loro.

<<ed è stato un bene, altrimenti ora vi ritrovereste a vagare in un guscio di vuoto a-temporale, vittime dei loro poteri.>> spiegò la maga.

<<ma non temete,>> continuò dopo un po’. <<credete di aver perduto la Lama Sacra, credete che tutto sia finito nel peggiore dei modi ma non è così. Se avrete il coraggio di tentare, vi mostrerò il cammino per passare nel Mondo dei Morti e recuperare la spada. Vi mostrerò come sfidare la morte…>>


Inviato il: 13/12/2006 19:41
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Re: Blood Sword 3 - Frammento
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Leggero con piacere apppena avrò letto la saga di BS.
Purtroppo fin'ora ho letto solo il primo volume.

Inviato il: 14/12/2006 0:42
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«Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.»
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Re: Blood Sword 3 - Frammento
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fortissimo!!

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Ultima modifica di tyorl il 13/3/2007 12:39:00
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Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra? Quamdiu etiam furor iste tuus nos eludet? Quem ad finem sese effrenata iactabit audacia?

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Re: Blood Sword 3 - Frammento
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Mica male!

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