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TAXI DRIVER --- di Martin Scorsese
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Parlare di Taxi Driver significa occuparsi di uno dei film più emblematici degli Anni Settanta, per diversi motivi. In primo luogo si tratta di un capitolo importante del cinema mondiale, con diversi personaggi famosi che raggiungono il loro primo apice di successo (Scorsese e De Niro) e altri che si affermano per la prima volta (J.Foster e H.Keitel). Secondariamente, si tratta di un quadro emblematico dell’epoca, soprattutto del disagio del cittadino comune davanti alle metropoli in continua crescita, dove criminalità e malcostume regnano sovrani.

Detto questo, è curioso identificare il tema principale del film nella solitudine. Taxi Driver può mostrare diverse facce, ma la sua sostanza resta legata ai drammi dei personaggi principali, accomunati dalla sensazione di essere soli anche in mezzo alla folla. Il protagonista Travis Bickle (Robert De Niro), reduce del Vietnam, soffre d’insonnia e perciò cerca d’impiegare utilmente il tempo lavorando ad orari improponibili. Assunto come tassista, si trova a trasportare ogni genere d’individui, inclusi i passeggeri più molesti (uno dei quali impersonato da Scorsese). Casualmente si imbatte in Betsy (Cybill Shepherd), attiva nella campagna elettorale del senatore Palantine (Leonard Harris) e cerca di avviare una reazione con lei, nonostante l’ostilità del geloso collega Tom (Albert Brooks). Il tentativo non va a buon fine, perché Betsy si ritrae disgustata da Travis, dopo che questi l’ha portata al cinema a vedere un X-rated movie (Travis non conosce altri tipi di cinema!). Un po’ alla volta, il tassista matura un rifiuto sempre più radicale per l’immoralità e il degrado che affligge la società urbana, fino ad indossare i panni del giustiziere. I propositi si traducono in realtà non appena Travis incontra la giovanissima prostituta Iris (Jodie Foster) e il suo protettore Sport (Harvey Keitel). Il desiderio di liberare la ragazzina dalla schiavitù psicologica in cui si trova spinge Travis ad un gesto impulsivo, che alla fine si rivelerà un atto eroico.

Lo sceneggiatore Paul Schrader ha centrato in pieno l’obiettivo, proponendo una storia carica di tensione ed urgenza e nel contempo perfetta per inserire riflessioni su temi sociali, politici e psicologici. C’è molta carne al fuoco e nulla viene trascurato, nemmeno il ritmo che è mantenuto regolarmente elevato. La prestazione complessiva del cast si colloca su livelli superiori, ma sono H.Keitel, J.Foster e il genuino Robert De Niro a brillare su tutti gli altri. La figura del tassista Travis è completa in tutti i dettagli e il merito va equamente diviso tra sceneggiatore ed interprete.

Una colonna sonora assolutamente memorabile contribuisce a completare l’opera, che è fatta di piccoli quadri di vita metropolitana vista attraverso i vetri bagnati del taxi, con l’accompagnamento delle musiche di Bernard Herrmann. Comunque, i momenti di maggior interesse sono le scene in cui De Niro è assorto nei suoi monologhi, con voce fuori campo. È appassionante seguirne il percorso psicologico, allo stesso tempo degenerazione e rigenerazione interiore, fino alle estreme conseguenze. Ottimo lo showdown finale, contenente alcune perle di “violenza in stile Scorsese” che hanno fatto la storia.

Si tratta di un film da consigliare a tutti, perché pur avendo ritmi più lenti di quelli odierni non si dilunga eccessivamente. C’è la visibile prevalenza del pensiero sull’azione, ma il collegamento tra i due è il punto cruciale del film. L’analisi della società dell’epoca, che stava attraversando importanti cambiamenti, è condotta con grande sensibilità, nonostante la regia riesca a mostrare il più completo distacco emotivo da quanto viene raccontato. Non si percepisce un giudizio riguardo a quanto accade a Travis e alle persone che gli stanno intorno. Taxi Driver mostra con eguale chiarezza la solitudine della vita metropolitana, del reduce del Viet Nam, della ragazza di provincia fuggita in città e dell’attivista di partito, accomunando ciò che pare inconciliabile. Un film che oserei definire fondamentale, un vero e proprio ritratto degli Anni Settanta nelle grandi città americane che merita ancora attenzione.

Voto di gradimento: 8
Voto critico: *****

Inviato il: 5/7/2007 22:33
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Re: TAXI DRIVER --- di Martin Scorsese
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Pietra miliare.
Il mio film preferito per tanto tempo e sino a 4,5 anni fa.
Colonna sonora stupenda e struggente,ti entra dentro come poche altre è sublime......pare che il compositore la finì poco prima di morire...
Cast strepitoso,sceneggiatura superba e la mano geniale di Scorsese.
Bello anche il messaggio finale...per i mass media diviene un eroe,eppure Travis poco tempo prima aveva fatto qualcosa non propriamente da eroe americano...
Capolavoro assoluto.

Inviato il: 6/7/2007 0:08
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«Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.»
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Re: TAXI DRIVER --- di Martin Scorsese
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film unico...

Inviato il: 18/7/2007 9:09
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puoi svegliarti molto presto la mattina ma il tuo destino si sara' alzato sempre un ora prima di te
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