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Recensioni dei libri
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Questo è il thread delle recensioni dei libri letti dagli utenti. Per favore, lasciate solo recensioni; provvederò personalmente ad inserirle nell'indice (non certo a metterle all'indice ). I commenti alle stesse possono trovare spazio nel thread "Che cosa state leggendo?".

Naturalmente i librogame non sono inclusi in questa categoria e le loro recensioni vanno lasciate nell'apposita sezione del sito ("Recensioni").

Attualmente, sono disponibili le seguenti recensioni:

1984 di George Orwell (Gurgaz)
L'ADOLESCENTE di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
L'AMANTE DI LADY CHATTERLEY di David Herbert Lawrence (Gurgaz)
LE ANIME MORTE di Nikolaj V. Gogol (Gurgaz)
AUT-AUT di Søren Kierkegaard (Gurgaz)
LA BIBBIA di AA.VV. (Gurgaz)
CANDIDO, ZADIG, MICROMEGA, L’INGENUO di Voltaire (Gurgaz)
LA CATTEDRALE di Joris-Karl Huysmans (Gurgaz)
LE CENTOVENTI GIORNATE DI SODOMA di Donatien Alphonse François de Sade (Gurgaz)
LA CERTOSA DI PARMA di Stendhal (Gurgaz)
CHERUDEK di Valerio Evangelisti (Gurgaz)
CIME TEMPESTOSE di Emily Brontë (Gurgaz)
IL CORANO di Maometto (Gurgaz)
CRONACHE DEL MONDO EMERSO di Licia Troisi (Gurgaz)
THE DA VINCI CODE di Dan Brown (Gurgaz)
DELITTO E CASTIGO di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
I DEMONI di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
Il DIO DELLE PICCOLE COSE di Arundhati Roy (Gurgaz)
DIO ESISTE? di Hans Küng(Gurgaz)
DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA di Miguel de Cervantes (Gurgaz)
DRACULA di Bram Stoker (Gurgaz)
DUBROVSKIJ di Aleksàndr Sergéevic Puškin (Gurgaz)
DUNE di Frank Herbert (Gurgaz)
L'ELENCO TELEFONICO DI ATLANTIDE di Tullio Avoledo (Prampo)
GLI ELISIR DEL DIAVOLO di Ernst Theodor Amadeus Hoffmann (Gurgaz)
ERAGON di Christopher Paolini (Gurgaz)
EUGENIO ONEGHIN di Aleksàndr Sergéevic Puškin (Gurgaz)
IL FARAONE DELLE SABBIE di Valerio Massimo Manfredi (kingfede1985)
LA FIGLIA DEL CAPITANO di Aleksàndr Sergéevic Puškin (Gurgaz)
I FIGLI DELL'ARMAGEDDON di Terry Brooks (Gurgaz)
FONDAZIONE: LA QUADRILOGIA COMPLETA di Isaac Asimov (Gurgaz)
I FRATELLI KARAMAZOV di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
GARGATUA E PANTAGRUELE di François Rabelais (Gurgaz)
GERUSALEMME LIBERATA di Torquato Tasso (Gurgaz)
IL GIOCATORE di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
IL GIORNO di Giuseppe Parini (Gurgaz)
IL GRANDE SONNO di Rex Chandler (Uomo di Analand)
LA GUARDIA BIANCA di Michail Bulgakov (Gurgaz)
LA GUERRA DEGLI ELFI di Herbie Brennan (Gurgaz)
GUERRA E PACE di Lev Tolstoj (Gurgaz)
GUIDA GALATTICA PER AUTOSTOPPISTI di Douglas Adams (Uomo di Analand)
HARRY POTTER AND THE DEATHLY HALLOWS di J.K. Rowling (kingfede1985)
HEART OF DARKNESS di Joseph Conrad (Gurgaz)
L'IDIOTA di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
ILIADE di Omero (Gurgaz)
IVANHOE di Walter Scott (Gurgaz)
JULIETTE, OVVERO LE PROSPERITA' DEL VIZIO di Donatien Alphonse François de Sade (Gurgaz)
LOLITA di Vladimir Nabokov (Gurgaz)
I LIBRI DI LUCA di Mikkel Birkegaard (Gurgaz)
LA LUCE DI ORIONE di Valerio Evangelisti (Gurgaz)
LA LUNA E I FALÒ di Cesare Pavese (Gurgaz)
IL MAESTRO E MARGHERITA di Michail Bulgakov (Gurgaz)
LA MALEDIZIONE DEL DEMONE di R.A. Salvatore (Gurgaz)
MEMORIE DAL SOTTOSUOLO di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
IL MILIONE di Marco Polo (Gurgaz)
MISSIONE DISPERATA di Steve Jackson (Gurgaz)
MITI E LEGGENDE DEGLI INDIANI D'AMERICA di Richard Erdoes e Alfonso Ortiz (Gurgaz)
MORGANTE di Luigi Pulci (Gurgaz)
MYSTERY TALES di Edgar Allan Poe (Gurgaz)
LA NAUSEA di Jean Paul Sartre (Gurgaz)
ORLANDO FURIOSO di Ludovico Ariosto (Gurgaz)
ORLANDO INNAMORATO di Matteo Maria Boiardo (Gurgaz)
PADRI E FIGLI di Ivan Turgenev (Gurgaz)
IL PENDOLO DI FOUCAULT di Umberto Eco (Gurgaz)
LA PIRAMIDE DI ATLANTIDE di Thomas Greanias (kingfede1985)
POESIE DI OSSIAN di Melchiorre Cesarotti (Gurgaz)
POVERA GENTE di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
IL ROSSO E IL NERO di Stendhal (Gurgaz)
LA SAGA DI ELRIC DI MELNIBONÈ di Michael Moorcock (Gurgaz)
SAHARA di Clive Cussler (Gurgaz)
LA SECCHIA RAPITA di Alessandro Tassoni (Gurgaz)
IL SERPENTE PIUMATO di David Herbert Lawrence (Gurgaz)
SIDDHARTA di Hermann Hesse (Gurgaz)
IL SOSIA di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
UNA STORIA DI AMORE E DI TENEBRA di Amos Oz (Gurgaz)
STORIA DI RE ARTU’ E DEI SUOI CAVALIERI di Thomas Malory (Gurgaz)
LE SVENTURE DELLA VIRTU’ di Donatien Alphonse François de Sade (Gurgaz)
TARAS BUL'BA di Nikolaj V. Gogol (Gurgaz)
TRE METRI SOPRA IL CIELO di Federico Moccia (Gurgaz)
I TRE MOSCHETTIERI di Alexandre Dumas (Gurgaz)
TRILOGIA DEI GUARDIANI di Sergej Luk’janenko (Adamas)
L’ULTIMO DEI MOICANI di James Fenimore Cooper(Gurgaz)
UMILIATI E OFFESI di Fëdor Dostoevskij (Gurgaz)
L'UOMO INVISIBILE di Herbert George Wells (Gurgaz)
L'UOMO SENZA QUALITA' di Robert Musil (Gurgaz)
VENT'ANNI DOPO di Alexandre Dumas (Gurgaz)
THE WAR OF THE WORLDS di Herbert George Wells (Gurgaz)

Inviato il: 25/10/2006 10:28

Ultima modifica di Gurgaz il 21/4/2010 19:14:13
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Re: Recensioni dei libri
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DON CHISCIOTTE DELLA MANCIA --- di Miguel de Cervantes

Nessuno si scandalizzerà se fin da subito sostengo che Don Chisciotte della Mancia è uno dei capolavori della letteratura mondiale, un testo che è nello stesso tempo fotografia della sua epoca, autobiografia, racconto comico, avventura, invettiva e sintesi della società post-medievale spagnola. È un’opera eccezionale, impossibile da imbrigliare entro schemi fissi e tradizionali, perché la sua forza è tale da sfuggire al controllo dello stesso autore.

Il Don Chisciotte uscì in due parti, la prima nel 1605 e la seconda a dieci anni di distanza, poco prima della morte di Cervantes. L’opera, che conta la bellezza di 1185 pagine, narra le (dis)avventure di un hidalgo spagnolo, al quale l’assidua lettura dei romanzi di cavalleria ha scombussolato il cervello. Egli si mette in testa di diventare anche lui cavaliere errante e di vagare per il mondo a raddrizzare torti e conquistare fama e gloria. Dopo una prima e sfortunata sortita in solitario, Don Chisciotte sceglie come scudiero un compaesano, l’altrettanto celebre Sancio Panza, un sempliciotto come pochi. Eletta come dama Dulcinea del Toboso, in realtà una contadina che egli non ha mai visto, e sellato il malconcio destriero Ronzinante, Don Chisciotte parte alla ventura, seguito da Sancio sul fidato asinello. Ai due ne succedono di cotte e di crude, tanto che non vale la pena di elencarle; si tratta di episodi divertentissimi, così come sono spassose le continue discussioni tra i due e gli interventi di chi cerca di far rinsavire l’hidalgo. Il successo della prima parte fu tale che qualcuno osò pubblicare un seguito, ma Cervantes non gradì e rispose con la sua seconda parte, dove le avventure di Don Chisciotte riprendono e si susseguono numerose, finché nell’ultimo capitolo il pazzo rinsavisce quando ormai è sul letto di morte.

Personalmente, la seconda parte mi pare la più divertente, sia per gli eventi che vi hanno luogo sia per il ritmo dell’azione. La prima introduce i personaggi e contiene i celeberrimi episodi dei mulini a vento e dello scontro tra capre e montoni, però è ricca di storie nella storia, cioè di racconti piuttosto lunghi in cui Don Chisciotte e Sancio escono di scena e qualche altro personaggio narra le sue peripezie. Spesso sono piccole gemme di realismo e saggezza, ma la loro presenza disturba non poco lo spensierato fluire della vicenda. Lo stesso Cervantes deve essersene accorto, perché nella seconda parte li usa di rado e si concentra sui protagonisti. In questa si presume che il primo libro sia già stato letto in Spagna, perciò la gente riconosce Don Chisciotte e sovente ne approfitta per organizzare colossali burle. La realtà non ha quasi più bisogno di essere alterata dalle visioni del folle, ma gli viene incontro già travestita e spesso confonde anche lo scudiero.

Il Don Chisciotte non è soltanto divertimento, per quanto la sua inesauribile vena comica lo renda immensamente gradevole da leggere; esso racchiude anche i malesseri del suo tempo, in cui il Medioevo sembrava già così lontano che la gente amava più fantasticare leggendo romanzi e poemi di cavalleria piuttosto che apprendere le loro vere radici. Questa è la prima intenzione che muove il Cervantes, che trae ispirazione per il libro dalle vicissitudini della sua avventurosa esistenza. La sua geniale capacità d’improvvisazione, oltre ad ispirargli splendidi episodi, lo conduce senza quasi volere ad approfondire a dismisura i due eroi del romanzo, che nel loro peregrinare evolveranno in maniera inaspettata. Don Chisciotte è da alcuni ritenuto un eroe idealista dell’illusione, da altri un intellettuale che aspira all’azione; Sancio Panza è visto ora come villico ignorante ma assennato, ora come un uomo pratico che viene affascinato dal pensiero e dalla cultura. Il bello è che tutte queste etichette possono andar bene, perché i due personaggi maturano, rinsaviscono, regrediscono od ammattiscono in piena libertà, senza un canovaccio preciso ed in balia degli eventi del cammino.

Abbiamo a che fare col primo vero romanzo moderno, uno dei più letti al mondo. Tali qualifiche non bastano però a chiarire i suoi pregi, che vanno scoperti attraverso una paziente lettura. Per essere un’opera così voluminosa scorre che è un piacere e raccomando a tutti di tenerla in considerazione. A me è talmente piaciuta che me la sono voluta comprare, in spagnolo.

Inviato il: 25/10/2006 10:29
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Re: Recensioni dei libri
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L'IDIOTA --- di Fëdor Dostoevskij

Appena terminata la lettura di questo libro sono stato assalito da un moto di ammirazione per Dostoevskij, come se si non fosse già preso un posto d’onore tra i miei scrittori preferiti. Da una vita non certo facile è riuscito a trarre una mole di pensieri e problematiche, la cui estrema ricchezza risulta interessante per i lettori di qualsiasi epoca. Nel 1867 gli era appena morta una figlia, eppure dopo una simile tragedia è riuscito a scrivere un romanzo di questo spessore.

L’idiota in questione è il principe Lev Myškin, protagonista indiscusso della vicenda. “Idiota” etimologicamente vuol dire “particolare, distinto dagli altri, straniero”. Il racconto inizia proprio con l’arrivo a Pietroburgo del principe, che ha trascorso l’infanzia e la gioventù in Svizzera per curare i suoi gravi disturbi nervosi. Egli entra in un mondo fatto di convenzioni, di etichetta, di superficialità e trame segrete, ma la sua indole bonaria, la sua sensibilità disarmante, il suo ingenuo candore e la sua incapacità di adeguarsi agli schemi colpiscono ogni livello della società pietroburghese. Myškin conosce Nastas’ja Filippovna, per tutti una donna di malaffare ma ai suoi occhi un essere bisognoso d’amore, e questa è conquistata dalla sua bontà. Rifiuta però di sposarlo, per paura di rovinarlo con la sua bassezza morale, e fugge con Rogožin, l’impetuoso antagonista del principe. Nel giro di pochi mesi, Myškin diventa una figura nota a tutti, destando ora affetto, ora ilarità. Un’altra donna resta affascinata dall’onesto e sincero idiota: è Aglaja Ivanovna Epančin, la bellissima ed irruenta figlia di un generale. In una sarabanda di eventi curiosi, personaggi secondari che rubano la scena ed ampie riflessioni, il principe è obbligato a scegliere tra le due donne. Myškin non è in grado di decidersi, perché a differenza delle altre persone egli non desidera possedere le donne, timoroso come è di prevaricare gli altri. Aglaja lo abbandona sdegnata e Nastas’ja ritorna tra le braccia di Rogožin pochi attimi prima di entrare in chiesa. Per Myškin non c’è altro da fare che seguire i due a Pietroburgo, dove scoprirà che l’avversario ha ucciso la donna perché non poteva essere sua. Il principe è l’unico a comprendere il suo gesto a non condannarlo.

Il libro è incentrato sulla contrapposizione tra il principe Myškin, con cui Dostoevskij ha cercato di ritrarre un uomo “completamente buono”, e la società che lo circonda. Le logiche dell’interesse e del calcolo meschino sono del tutto assenti dalle azioni del principe, che anzi si rende spesso pubblicamente ridicolo. Eppure egli intuisce perfettamente le motivazioni altrui e, con disarmante ingenuità, le sa giustificare. La sua breve ma intensa comparsa a Pietroburgo lascia un segno indelebile su molte persone, costringendole a mettersi in discussione e a rivedere la propria condotta. Anche se in fin dei conti non risolve niente, Myškin rappresenta la costante sfida dei valori spirituali contro un mondo dominato dalla materia e dal tornaconto.

Dostoevskij sapeva bene che l’unica figura a cui poteva ispirarsi per il suo protagonista era quella di Gesù Cristo; ciononostante Myškin risulta assai differente, buono più per il candore dei suoi sentimenti che per la rettitudine delle sue azioni, spesso discutibili nell’ambito di una società civile. Come Cristo, Myškin è uomo dello scandalo e del rinnovamento spirituale, anche se le due figure sono di portata incommensurabilmente diversa, come è ovvio.

L’idiota è scorrevolissimo, piacevole in ogni riga delle sue 710 pagine. È un tripudio di emozioni, situazioni imbarazzanti, apologhi morali e spunti per chi ha voglia di lambiccarsi un po’. A me piace molto leggere libri datati e trovare stimoli per la mente, assieme ad una storia avvincente nella peculiare ambientazione della Russia ottocentesca. Questo autore sa affascinarmi oltre ogni misura, perché ricerca con insistenza la forza dell’espressività, piuttosto che il tocco di stile. Se è caratterizzato di una simile profondità, anche il più ristretto moralismo può risultare accettabile, o comunque degno di considerazione.

Inviato il: 25/10/2006 10:30
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Re: Recensioni dei libri
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ERAGON --- di Christopher Paolini

Presa coscienza di ciò a cui andavo incontro, ho deciso di dare una piccola possibilità a Christopher Paolini e al suo Eragon, il cui film è pronto per uscire nelle sale il prossimo Natale. Conservo un leggero astio nei confronti di questo giovane scrittore, il cui successo pilotato mi infastidisce tantissimo. Oggi scrivere un buon libro è secondario in paragone al marketing richiesto per la promozione. Leggendo Eragon, ho avuto la sgradevole sensazione di essere di fronte ad un orribile imbroglio. Non nego che rechi l’impronta stilistica di un fantasioso quindicenne, appassionato di romanzi fantasy e, perché no, giochi di ruolo. Quel che mi è parso lapalissiano è l’influsso e l’apporto di mille collaboratori, dalla premurosa famiglia alle decine di revisori. Non so dire che cosa sia opera di Paolini e che cosa sia stato aggiunto in seguito, ma la sensazione che un lavoro così convenzionale mi dà è quella di essere l’accurato progetto di un’equipe, intenzionata a sfruttare l’immagine del ragazzo scrittore. Infatti, chi scrive per passione non adotta certi espedienti letterari per generare tensione fasulla, né pensa di esordire con il “primo capitolo della sua saga”.

Eragon è infatti l’inizio di un ciclo, che vede l’omonimo protagonista percorrere il consueto iter da povero contadino ad eroe di tutti i popoli. Il ragazzo trova una strana pietra blu, che si rivela un uovo di drago. Fin da subito Eragon si affeziona al cucciolo e lo alleva in segreto, finché la quiete del suo paese è turbata dall’arrivo dei Ra’zac, emissari del tiranno Galbatorix (tanto valeva chiamarlo Abraracourcix). Lo zio adottivo è ucciso ed Eragon è costretto a fuggire assieme al misterioso cantastorie Brom. Costui si rivela ben più di quel che sembra ed istruisce il giovanotto nell’uso delle armi e della magia, per diventare un Cavaliere dei Draghi. I Cavalieri erano i guardiani della pace e della giustizia di Algaësia, ma furono traditi e sterminati da Galbatorix, che attualmente governa la nazione col pugno di ferro. Eragon parte in cerca dei Ra’zac, ma non riesce a portare a termine la sua vendetta. Braccato da un sinistro Spettro di nome Durza, il nostro eroe incontra diversi compagni: il reietto Murtagh, l’elfa Arya e Ajihad, capo dei Varden, un potente gruppo di ribelli. Mentre i suoi poteri crescono si rinsalda il suo legame con la dragonessa Saphira; entro al fine del libro, Eragon avrà deciso quale ruolo assumere nello scontro per il destino della sua terra. Ma questo è un altro romanzo, che non desidero esaminare, poiché a partire da pagina 300 di 585 ne avevo già abbastanza.

Lo stile di Eragon è asciutto ed essenziale, fatto di frasi spezzate da una severa punteggiatura. Le descrizioni sono concise ed assolutamente standard, così come i dialoghi, che trattano due argomenti essenziali: il passato di qualcuno e quello che occorre fare. Trovo un tantino abusata la pratica di dilazionare le rivelazioni sui personaggi, anche perché spesso è del tutto strumentale ed impossibile da giustificare. L’azione è serrata e ripetutamente forzata da eventi inattesi, quasi che un attimo di distensione possa nuocere gravemente alla salute del lettore. È impossibile che un appassionato di fantasy trovi qualcosa che non ha già letto o sentito in altri contesti, salvo qualche gradevole scampolo di intimità tra Eragon e Saphira. Il rapporto tra l’eroe ed il proprio drago è l’unico elemento degno di interesse, peccato che solo di rado acquisti la dovuta profondità.

Il resto è fumo negli occhi. Mostri, semi-umani ed antiche leggende sono presentati in aderenza ai canoni più classici, salvo magia e combattimento che tendono ad assecondare gli entusiasmi del giovane autore, facilmente identificabile col protagonista. Piuttosto ingenua e seccante la velleità di inserire frasi in lingue inventate, che costringono il lettore a saltare a fondo libro per consultare il glossario. Ciò che invece pare autentico e non pilotato è il rapporto di Eragon con la realtà, che egli osserva e giudica come un quindicenne. Eccolo entusiasmarsi per i propri poteri, commettere errori avventati e reagire da vero adolescente. Questa è l’offerta di Eragon, buona per chi non conosce il genere, ma completamente inadeguata per un lettore di una certa età o con un determinato bagaglio di conoscenze in materia.

Inviato il: 31/10/2006 9:26
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Re: Recensioni dei libri
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DELITTO E CASTIGO --- di Fëdor Dostoevskij

Con Delitto e castigo concludo la lettura dei quattro romanzi principali di Dostoevskij, ma dubito che abbandonerò tanto presto un autore così coinvolgente ed abile nel ritrarre la psicologia umana. Mi chiedo se sia stata l’epoca, il luogo o la movimentata esistenza dello scrittore ad affinare l’acutezza del suo spirito e a fungere da spunto alla sua instancabile penna.

Nel 1866 Dostoesvkij si sposò per la seconda volta, poco dopo la pubblicazione di questo libro. Delitto e castigo racconta l'angosciante storia dello studente Rodion Raskolnikov; oppresso dall’indigenza che gli tarpa le ali, il giovane decide di compiere un delitto che alla sua ragione pare sacrosanto, poiché intende togliere di mezzo un vecchia e diabolica usuraia per salvare decine di esistenze, tra cui la sua. Raskolnikov agisce più di impulso che per premeditazione, così gli omicidi diventano due. La fortuna lo assiste, perché non restano prove della sua colpevolezza. Da qui in poi si articolano diverse storie interconnesse: le vicissitudini della sorella di Rodion, Dunia, con i vari spasimanti; la carità che l’assassino dimostra verso la misera famiglia dei Marmeladof, presso i quali egli è considerato un benefattore; l’inesorabile venuta a galla della verità, con il giudice Porfirij Petrovic che sottopone il protagonista ad un’angosciosa pressione psicologica. Alla fine, Raskolnikov accetterà il castigo, poiché solo con la sofferenza può rigenerarsi nell’animo. Per fortuna, ha vicino a sé Sonja, figlia di Marmeladof, che lo assisterà con devozione.

Il libro conta solo 266 pagine, che è poco per un romanzo di Dostoevskij, tuttavia la vicenda è ricca e completa in ogni sua parte. Sono stato un po’ sfortunato, perché mi sono beccato un’edizione piena di refusi e tradotta in modo poco accattivante. Ciò non mi ha impedito di gustare la profondità del pensiero ed i grandi temi che questa breve vicenda riesce ad esaminare. Si parla della libertà individuale all’interno della società, dei limiti della morale ordinaria, del rapporto tra la massa e chi la deve governare. C’è perfino l’antinomia uomo-superuomo, una sorta di concetto nietzscheano in nuce, sebbene l’autore russo faccia fallire miseramente l’impulso vitale di Raskolnikov, che desiderava elevarsi in qualche modo al di sopra della mediocrità.

Peccato che Nietzsche abbia letto in Dostoevskij solo quello che gli piaceva di più; il destino del protagonista è infatti emblematico ed accomuna tutti i superuomini (o presunti tali) della storia. Al delitto segue il castigo, sia che nasca dalla coscienza o che venga messo in atto dalla giustizia civile. Raskolnikov lo subisce in entrambe le forme, anche se la maggior pena è il fallimento del suo tentativo. Solo l’amore di Sonja, l’aiuto di Dio e i lunghi anni di lavori forzati possono redimerlo una volta per tutte. Come al solito, in Dostoevskij non può essere assente un messaggio di stampo prettamente cristiano.

Questo è il romanzo adatto a chi vuole accostarsi per la prima volta a Dostoevskij. Personalmente ritengo L’idiota e I fratelli Karamazov più completi ed appaganti, ma contano rispettivamente il triplo ed il quadruplo delle pagine di Delitto e castigo. La mole non eccessiva, la prevalenza dell’azione sulla descrizione, la generale brevità degli episodi e dei nuclei tematici lo rendono particolarmente appetibile, anche per chi non è abituato a divorare i libri. Da parte mia, consiglio di leggerli tutti, perché è tempo investito bene.

Inviato il: 8/11/2006 20:14
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Re: Recensioni dei libri
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L'ELENCO TELEFONICO DI ATLANTIDE
Di Tullio Avoledo.

Opera di grande simpatia e certamente ricca di invenzioni letterarie. Ne emerge un quadro assolutamente irresistibile per originalità e creatività narrativa. Intendiamoci, la trama dell'opera non è del tutto nuova ma le invenzioni letterarie dell'autore riescono a divertire senza stancare, passando dall'assurdo al grottesco con abilità e una buona dose di originalità.
Il finale cambia rotta, questo va detto, e si attorciglia su se stesso come un insieme di matrioske. Comparto dentro comparto sino al fare dell'opera stessa un elemento della trama. Divertente, leggermente raffazzonato, certamente curioso.
Tre quarti del libro scivolano via tra una risata e l'altra, inoltre personaggi risultano molto azzeccati mentre il finale può lasciare perplessi. Il voto rimane comunque buono: 6,5/7-

Inviato il: 12/11/2006 11:02
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Re: Recensioni dei libri
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IL MILIONE --- di Marco Polo

Prendere in considerazione il Milione è stato un moto impulsivo e non premeditato. L’ho adocchiato in biblioteca, ne ho scorso le pagine, ho intravisto migliaia di nomi esotici e mi sono portato a casa un tomo praticamente intonso. Grazie a questo testo medievale, dettato da uno dei più grandi viaggiatori della storia dell’umanità, ho provato quasi le stesse emozioni dei contemporanei di Polo.

Anche per me l’Asia è terra di misteri e le usanze dei suoi popoli mi appaiono strane ed inconcepibili. Figuriamoci come la pensavano gli Europei di allora! Nel 1298 Marco Polo era da poco rientrato dal suo viaggio, durato ventiquattro anni, ma il destino lo aveva condotto in una prigione genovese, dove rimase un anno intero. Nel frattempo, trovò una persona a cui dettare le numerose memorie delle sue peregrinazioni in Oriente. Il Milione uscì nel 1299 ed ebbe un gran successo, sicché è giunto fino ad oggi in numerose versioni. Non c’è dubbio che il redattore originario del testo e i successivi copiatori abbiano lasciato la loro impronta, come testimoniano alcuni commenti moralistici e trafiletti narrativi di maniera, tuttavia un’attenta lettura permette di distinguere queste intromissioni dalla singolare e stupefacente narrazione del mercante veneziano.

È un viaggio meraviglioso, che tocca Turchia, Mesopotamia, Iran, Armenia, Afghanistan, Sinkiang (Cina settentrionale), Mongolia, Catai (Cina), Indocina, Indonesia, India e Arabia. Le zone meglio descritte sono quelle dove Marco Polo ebbe tempo di soffermarsi, in particolare la Cina, soggetta a dominazione mongola, e l’India. Il veneziano trascorse ben diciassette anni al servizio del Gran Khan, per conto del quale governò province e viaggiò da un capo all’altro dell’impero. Egli non manca di riportare l’organizzazione politica, civile, legislativa, economica e militare del Catai, vergando pagine dettagliate di storia culturale. È incredibile come, leggendo un testo così antico, un moderno lettore possa apprendere utili nozioni sui popoli orientali. Certe usanze, infatti, sono dure a morire e i popoli non cambiano mai del tutto il loro modo di intendere la vita e l’organizzazione della società.

Marco Polo fu un uomo davvero eccezionale. Sebbene nel suo libro non racconti nulla di sé, alcuni tratti della sua personalità si stagliano chiari e distinti tra le righe. Egli attraversò decine di paesi, visse in mezzo a popoli stranieri e conobbe le loro usanze, che registrò con acuto spirito d’osservazione, in un’ottica di rispetto e tolleranza che è insolita per un uomo del Medioevo. Nel Milione sono presenti anche un sacco di fesserie, riguardo ad eventi miracolosi o alle arti magiche di sedicenti incantatori. Queste superstizioni collocano l’autore tra gli uomini del suo tempo, mentre la sensibilità e la precisione con cui descrive usi, costumi, commerci, religione, legislazione, governo, personaggi ed avvenimenti storici lo configurano come un fedele e serio cronista.

Lo stile della prosa è medioevale, pertanto non è indicata per chi non sopporta i pleonasmi e le parole desuete, che costringono spesso a consultare il glossario. Del Milione esistono più versioni e di solito il curatore ne sceglie una, che è il testo principale, alla quale interpone stralci delle altre, qualora aggiungano informazioni supplementari. Oltre che da queste cesure e dalla difficoltà lessicale, la lettura è disturbata anche da un’eccessiva schematicità, poiché per ciascuna regione il Polo enumera le stesse identiche cose, anche se obiettivamente non sono interessanti. Quando, invece, si sofferma su un preciso argomento e lo approfondisce, il libro si fa coinvolgente e stupisce per realismo e profondità.

Non consiglio il Milione a chi cerca un libro per passare il tempo e si spaventa per le 389 pagine scritte in piccolo, o per la prosa trecentesca, o per la sterilità di alcune parti. È più adatto a chi vuole informarsi sull’Oriente, attraverso gli occhi di un europeo del Medioevo. Può sembrare un’assurdità, ma è un’esperienza istruttiva e premiante.

Inviato il: 22/11/2006 0:05

Ultima modifica di Gurgaz il 25/11/2006 10:00:09
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Re: Recensioni dei libri
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IL GRANDE SONNO di Rex Chandler

"Cosa importa dove si giace quando si è morti?
In fondo ad uno stagno melmoso o in un mausoleo di marmo alla sommità di una collina?
Quando si è morti ,si dorme il grande sonno e ci se ne fotte di certe miserie.L'acqua putrida e il petrolio sono come il vento e l'aria per noi.Si dorme il grande sonno senza preoccuparsi di essere morti male,di essere caduti nel letame.
Quanto a me,ne condividevo una parte pure io,di quel letame,ora."


Il genere Hard Boiled,fatto di storie "nere",personaggi sinistri,dark lady,investigatori "duri" fù di fatto inventato da Dashiel Hamett,personaggio dalla vita romanzesca.
Rex Chandler fù tra i primi che presero al balzo la palla lanciata da Dashiell,i suoi romanzi sono senza dubbio nel novero delle opere degne del ventesimo secolo.
La sua "creatura"(dopo alcune strorie brevi scritte su una rivista) è l'investigatore privatoPhilippe Marlowe.
Un Private Eye,forse il più famoso di tutti,un uomo che si guadagna la vita agendo nella sporca a e corrotta citta di Los Angeles.
E' un duro,ha sempre la battuta pronta,ha il gusto dell'ultima frase,non si fà intomorire,è un ottimo agente ed ha una sua dignità e una sua umanità.
Non siamo in un giallo di Artur Conan Doyle,in cui seguiamo le peripezie di Sherlock Holmes fino ad arrivare al fatidico finale in cui ci viene spiegato tutto per filo e per segno.
Non è nemmenoun giallo di Agatha Christie,che dà la possibilità di scoprire,tra una serie di personaggi,il possibile o i possibili assassini.
E' un romanzo Hard Boiled.Tutto è scuro,cupo,le donne se ci sono sono Dark Lady in genere,dal fascino diabolico,viziose,perverse.
Il grande Sonno parla di Marlowe,e di come questo venga assunto dal Generale Sternwood per una tentata estorsione ai suoi danni,su segnalazione del suo amico poliziotto Bernie Ohls.
Da cosa nasce cosa e Marlowe si trova invischiato in altri affari,e in situazioni pericolose,ma d'altronde lui si guadgna da vivere così.Distriscandosi tra criminali da due soldi,asasssini prezzolati,delinquenti di poco conto e le figlie viziose e dissolute del Generale,Marlowe cerca di trovare il bandolo della matassa.
Le sue battute sono pungenti e spiritosissime,ogni volta che le leggo trattengo a stento le risa(a questo proposito è molto ben fatto il film di Hawks con Bogart,che ben incarna quel tipo di figura,anche s eun pò più basso di Marlowe).
Questo libro unisce a delle belle intuizioni,dei bei personaggi e una discreta trama uno stile lettereraio inconfondibile e di gran qualità.
Rex Chandler ha classe cristallina e non rischia certo di esser confuso tra i vari scrittori di "serie b" che popolano il genere giallo o noir.Ha una capacità unica per le metafore.
Normalmente sono stereotipate,noiose,superflue.
Chandler ne abusa ma con sapienza,sa usarle alla perfezione e nessuna sembra mai forzata e inutile.
Un gran bel libro e un personaggio strepitoso.

Inviato il: 24/11/2006 21:06

Ultima modifica di UomodiAnaland il 27/11/2006 16:05:51
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«Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia.»
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Re: Recensioni dei libri
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IL MAESTRO E MARGHERITA --- di Michail Bulgakov

Non sono molti i romanzi del Novecento che hanno incontrato il mio gusto. Purtroppo, uno dei miei principali limiti è l’impossibilità di apprezzare la sperimentazione, che secondo me porta sempre fuori dalla retta via. Il Maestro e Margherita è stata una gradita sorpresa, anche se oramai mi sono abituato alla genialità, all’autenticità e soprattutto al gran cuore degli scrittori russi.

Il capolavoro di Bulgakov uscì postumo tra il 1966 e il 1967, ma la prima versione russa fu sottoposta a severa censura. Curiosamente, il romanzo integrale fu edito poco dopo da Einaudi e attirò subito le lodi di tutto il mondo letterario, tra cui quella famosa di E. Montale. La storia narrata si muove in bilico tra realtà e fantasia, tra ordinario e soprannaturale. Nella Mosca degli Anni Trenta giunge un turista particolare, nientemeno che il Diavolo, accompagnato da un colorito seguito di demoni. Sotto le mentite spoglie dell’illusionista Woland, questi dà il via ad una vera e propria sarabanda di avvenimenti straordinari: uomini che spariscono, gatti che parlano, appartamenti disabitati che risuonano di rumori, spettacoli di varietà dominati da vera magia, personaggi impazziti e vittime di forze superiori alle loro. Questo è il clima che circonda i protagonisti della vicenda: il Maestro, autore di un pregevole romanzo su Ponzio Pilato e vittima di una critica ingiusta e feroce, che lo ha fatto impazzire; Margherita, la donna che lo ama e che si affligge per il suo triste destino, la quale accetta di buon grado un patto col Diavolo in cambio della salvezza del Maestro. Dopo una notte pazzesca, in cui Satana dà un ballo con Margherita in qualità di reginetta, lei e il Maestro possono ricongiungersi in una sorta di limbo, dove il romanzo non è mai stato bruciato e la coppia potrà condurre una non-vita di pace.

Questa trama a dir poco sorprendente è la base su cui intessere una fitta tela di ragionamenti. Anzitutto, le prodezze di Woland e compagni sono un ottimo trampolino di lancio per una satira allusiva, che non si può definire né celata né palese. Bulgakov non risparmia sberleffi e critiche mordaci ad alcuni costumi del suo tempo, siano essi miserie individuali o la sorprendente immobilità mentale e culturale in cui era assopita la Russia sovietica. L’allegoria è sottile: un illusionista che crea il denaro dal nulla e regala vestiti sontuosi, mostrando nel contempo di conoscere gli altarini di tutti; il pubblico gli crede, lo teme e cerca di approfittare della sua generosità, salvo poi rendersi conto di essere in mutande ed esposto al ludibrio. Quale migliore esemplificazione del rapporto tra un governo totalitario e la massa addormentata?

Da buon romanziere russo, Bulgakov introduce l’argomento messianico ne Il Maestro e Margherita, dove sono presenti tre interessanti divagazioni sulla Passione di Cristo. Sono brani dal tono polemico rivestito di comico, che presentano un Gesù stravolto rispetto alla versione ufficiale, ma non per questo incapace di risvegliare l’animo umano. Mi ha colpito in particolare questa frase: “il vizio maggiore è la codardia”, intesa come viltà morale, indifferenza verso il male protratta fino a diventare un vuoto esistenziale per l’uomo. Interessante anche l’interconnessione tra il Creatore e il Diavolo, due facce della stessa medaglia che trovano l’una nell’altra la ragione della propria esistenza.

Oltre ad essere coinvolgente e ricca di proposte, quest’opera è scritta in maniera egregia. Quando la leggibilità si coniuga alla poesia delle immagini, al dinamismo dell’azione e all’efficacia di descrizioni e dialoghi, allora si può affermare con certezza di essere di fronte ad uno dei capolavori della letteratura mondiale. Se non vi spaventano allegorie, satire e riflessioni spirituali, questo è un libro che dovete leggere assolutamente. 386 pagine, da gustare una dopo l’altra facendo attenzione a non saltare nemmeno una riga di questo pregiatissimo romanzo.

Inviato il: 14/12/2006 9:35
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Re: Recensioni dei libri
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GUIDA GALATTICA PER AUTOSTOPPISTI di Douglas Adams


"In molte delle civiltà meno formaliste dell'Orlo Esterno Est della Galassia, la Guida galattica per gli autostoppisti ha già soppiantato la grande Enciclopedia galattica, diventando la depositaria di tutto il sapere e di tutta la scienza, perché nonostante presenti alcune lacune e contenga molte notizie spurie, o se non altro alquanto imprecise, ha due importanti vantaggi rispetto alla più vecchia e più accademica Enciclopedia: Uno, costa un pò meno; Due, ha stampate in copertina, a grandi caratteri che ispirano fiducia, le parole NON FATEVI PRENDERE DAL PANICO. [...] E, nel caso che ci fosse un'inesattezza tra quanto riportato nella Guida e la Vita, ricordate che in realtà è la vita ad essere inesatta."



Questo libro,uscito nel 1979,è il primo di 5 libri dedicati alla "Guida Galattica per autostoppisti"("una trilogia in cinque parti" la chiama l'autore).
Partendo da una fortunatissima trasmissione radiofonica andata in onda sulla BBC,Douglas Adams sforna un romanzo geniale,divertentissimo e assolutamente ben scritto.
La Guida Galattica,è una guida turistica che raccoglie una mole impressionanti di informazioni su tutto l'Universo,è la più venduta in assoluto(tranne sulla Terra dove è sconosciuta)e in copertina campeggia la mitica scritta "Don't Panic!.
Warren Ford è un abitante di BetelGeuse,che è in incognito sulla terra.
Si occupa della Guida Galattica,cercando di arrichirla con delle correzioni,delle aggiunte,e sono 15 anni che è sulla terra.
Lui e il terrestre Arthur Dent,sono gli unici sopravvisuti del pianeta terra.
Il nostro pianeta infatti è stata distrutto da una civiltà aliena,per pemettere la costruzione di una ampia autostrada spaziale.
Scampando a morte certa grazie ad una miracolosa fortuna che gli permette di entrare dentro ad una astronave che và a propulsione di improbabilità,girovagano quà e là nell'Universo,vivendo alcune avventure singolari e comiche.
Il libro è pieno di personaggi bizzarri e divertenti.
Si ride dall'inizio alla fine,infatti è tutto permeato da questa atmosfera ironica che abbraccia tutto,di questa comicità non spinta,non eccessiva,mai sgradita o pretestuosa.
Innumerevoli le scene,le frasi o i personaggi che verrebbe voglia di menzionare,chi ha letto il libro o visto il film,tratterà a stento le risa ripensando al numero 42 ,ai Topi,ai Delfini,al mitico Capodoglio,all'ex presidente della Galassia e a molte altre cose.
Inutile rovinare la sorpresa a chi vuole "gustarsi" questa gemma assoluta.
Come tutte le opere di fantascienza geniali(mi viene in mente il leggendari fumetto "Jeff Hawke" che ha anticiptao una mezza dozzina di scoperte più cliche visti e rivisti successivamente come il bar piena di razza aliene alla "Guerre Stellari")molte delle invenzioni di Adams,sono state create e ahno preso in prestito il nome datogli dall'autore della Guida Galattica:è il caso del pesce di Babele(una simbionte traduttore universale,il traduttore di Altavista si chiama Babelfish; il computer Deep Blue della IBM (famoso per la sfida a scacchi con Kasparov), il cui nome deriva dal successore di Pensiero Profondo (in originale Deep Thought), il quale nel racconto progetta lo stesso pianeta Terra e il programma di messaggistica istantanea Trillian, chiamato come la protagonista femminile del la serie.
Nel 2005 è uscito il film tratto dal libro.
A questa trasposizione meditava da tempo Douglas Adams,che però non potè vederla,morì infatto nel 2001 a Santa Barbara,California,per un attacco di cuore.
Non sono mai stato un apapssionato di Fantascienza(anche se è un discorso complesso in teroia amo più il fantasy ma: amo WarHammer40000 e non WH Fantasy,Cyberopunik è il mio gdr preferito,gioco sul PC,a PlanetSide online.un gioco ambientato nel futuro... )ma questa opera esula dal genre "fantascientifico".
E 'in primis un libro scritto molto bene(e non è poca cosa) e che fà realmente ridere con stile ed eleganza(anche questa non è dote comune).

Inviato il: 19/12/2006 14:48
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